Massoneria: da Nathan a Toto', Gran Loggia d'Italia apre archivi al pubblico (2)

domenica 15 luglio 2012
Massoneria: da Nathan a Toto', Gran Loggia d'Italia apre archivi al pubblico (2)
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(Adnkronos) - "Entrato nell'obbedienza nel 1974 -ha raccontato Pruneti - mi resi conto che cio' che era stato scritto sulla Massoneeria erano poco piu' che storielle. Poi iniziarono a essere pubblicati studi piu' seri, fino alla 'Storia della massoneria italiana', di Aldo Mola, che per la prima volta faceva parlare i documenti. Sulla nostra obbedienza era stato scritto poco, anche perche' gli archivi erano dispersi. Nel 2007, diventato Gran Maestro, ho voluto costruire un percorso che riallacciasse i fili della storia, puntando a riordinario archivio, biblioteca e museo". "Oggi -sottolinea- la collezione, arricchita da nuove acquisizioni, si offre allo studio di esperti e lettori. Leggendo questi documenti, si scopre che vi sono grandi periodi dimenticati della Massoneria italiana, ma soprattutto analizzando le figure e le azioni di molti massoni, si puo' ricostruire una parte importante della storia del Paese, perche' molti di coloro che hanno contribuito a fare l'Unita' d'Italia erano anche uomini delle Logge Il nostro desiderio -conclude il Gran Maestro dell'Obbedienza di Palazzo Vitelleschi- e' ora creare un Museo e un archivio permanente, fruibile a tutti". "C'e' un ritardo informativo sulla Massoneria italiana -ha sottolineato lo storico Aldo Mola- sulle Logge ci sono ancora troppe leggende e un cumulo di favole. Molti percorsi vanno riscoperti, a iniziare dalle 'storie cadute' di due grandi massoni, Giovanni Pascoli e Giosue' Carducci. Nei registri matricola -rimarca lo studioso della Massoneria- si scoprono nomi di illustri personaggi che furono Liberi Muratori. Si va da Vittorio Valletta, stratega della Fiat di Torino, all'ammiraglio Luigi Mascherpa, da Ugo Cavallero a Stefano Mazzolini. E spuntano anche Curzio Suckert (Malaparte) e Cesare Rossi, che fu capo ufficio stampa di Mussolini, massone dal 1918". La conclusione e' nelle parole di Pruneti che chiudono l'itinerario della mostra: "Senza il fuoco della cultura, il Paese muore".