(Adnkronos) - Secondo l'analisi degli investigatori, i due clan, che possono contare su cento uomini l'uno, su una prima linea di 70 persone e su decine di 'soldati' in grado di sparare, tentarono per la prima volta una tregua nei mesi successivi alla mattanza di Carnevale del '91, quando persero la vita Francesco Strangio e Domenico Nirta. L'accordo prevedeva che chi aveva sparato, Antonio Vottari, avrebbe avuto salva la vita a patto che lasciasse San Luca . Vottari pero' resto' e per questo fu ucciso il 25 luglio del '92, il volto massacrato da 12 colpi: ogni famiglia avversaria gli aveva sparato un colpo in faccia. Il primo maggio dell'anno successivo a morire sotto i colpi dei killer furono Giuseppe Vottari e Vincenzo Puglisi. Poche ore dopo fu la volta di Antonio Strangio e Giuseppe Pilia. Nel 1993 la tregua arrivo' grazie all'intercessione di una cosca esterna a San Luca, i De Stefano di Reggio Calabria. Dodici anni dopo, pero', con l'omicidio di Antonio Giorgi, dei Nirta-Strangio, quella tregua si ruppe di nuovo. A deciderlo fu, secondo gli investigatori, Francesco Pelle, alleato dei Vottari che, rientrato in paese, volle ridiscutere gli equilibri che fino ad allora avevano mantenuto la pace. Pelle, ferito nell'agosto del 2006, fini' sulla sedia a rotelle. In risposta a quell'agguato, sarebbe stata uccisa Maria Strangio, anche se il vero obiettivo era il marito Giovanni Luca Nirta.