Roma, 3 set. (Adnkronos) - In una parte della motivazione della sentenza che ha concluso il processo per la morte di Stefano Cucchi, la Corte si sofferma a valutare la posizione dei carabinieri che si occuparono di Cucchi dopo il suo arresto. In proposito scrivono i giudici: "e' legittimo il dubbio che Cucchi, arrestato con gli occhi lividi (perche' magro e tossicodipendente) e che lamentava di avere dolore, fosse stato gia' malmenato dai carabinieri prima ancora del suo arrivo in tribunale. Non e' certamente compito della Corte indicare chi dei numerosi carabinieri che quella notte erano entrati in contatto con Cucchi avesse alzato le mani su di lui, e tuttavia sono le stesse dichiarazioni dei carabinieri che non escludono la possibilita' ri prospettare una ricostruzione dei fatti diversa da quella esternata da Samura Yaya", il supertestimone gambiano che fu tra i primi a dire di aver sentito mentre era nelle celle del tribunale di piazzale Clodio rumori di un pestaggio. I giudici aggiungono poi "e' indubitabile che nulla di anomalo si era verificato al momento dell'arresto e sino alla perquisizione domiciliare. Se qualcosa di anomalo si e' verificato, cio' puo' verosimilmente collocarsi nel lasso di tempo che va tra il ritorno dalla perquisizione domiciliare e l'arrivo della pattuglia in caserma. In via del tutto congetturale potrebbe addirittura ipotizzarsi che Cucchi fosse stato malmenato dagli operanti al ritorno dalla perquisizione atteso l'esito negativo della stessa".