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Trapianti: midollo da genitori se manca donatore, al Bambino Gesu' (Rm)

domenica 8 dicembre 2013

2' di lettura

Roma, 7 dic. - (Adnkronos Salute) - Più speranze di cura per i bambini colpiti da leucemia acuta e tumori del sangue. All'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è stata messa a punto una nuova tecnica per i trapianti di midollo dai genitori in assenza di donatore idoneo. Un'innovativa procedura di trattamento cellulare, sperimentata con successo già su 50 pazienti, rende infatti sicuro il trapianto di cellule staminali dalla mamma o dal papà. Lo studio dell'ospedale pediatrico romano - realizzato dall'equipe di Franco Locatelli, responsabile di Onco-ematologia pediatrica e medicina trasfusionale - è stato selezionato dalla Società americana di ematologia (American Society of Hematology, ASH) tra oltre 2000 contributi ricevuti da tutto il mondo e presentato per la prima volta al Congresso di New Orleans. Il trapianto di cellule staminali del sangue è una terapia di comprovata efficacia e, addirittura, salvavita per un elevato numero di pazienti pediatrici affetti da leucemia o da altri tumori del sangue, così come per bambini che nascono senza adeguate difese del sistema immunitario o con un'incapacità a formare adeguatamente i globuli rossi (malattia talassemica). Per tanti anni, l'unico donatore impiegato è stato un fratello o una sorella immunogeneticamente compatibile con il paziente. Tuttavia, la possibilità che due fratelli siano identici tra loro è solamente del 25%. Per ovviare a questa limitazione, sono stati creati i Registri dei donatori volontari di midollo osseo che arruolano ormai più di 20 milioni di donatori e le Banche di raccolta e conservazione del sangue placentare, le quali rendono disponibili circa 600.000 unità nel mondo. A dispetto di questi numeri, esiste un 30-40% di pazienti che non trovano un donatore idoneo o che hanno un'urgenza di essere avviati al trapianto in tempi non compatibili con quelli necessari a identificare un donatore al di fuori dell'ambito familiare. Una risposta a questo tuttora irrisolto problema medico può essere rappresentata dall'impiego di un genitore che, per definizione, è immunogeneticamente compatibile per il 50% con il proprio figlio. Tuttavia, se si impiegasse senza nessuna particolare accortezza un genitore come donatore, esisterebbe un alto rischio di complicanze anche fatali legate al trapianto. (segue)

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