Vittorio Feltri, il bimbo morto in prima pagina: qualcosa di ripugnante
Ieri La Stampa ha pubblicato in prima pagina la foto di un bambino massacrato a causa della guerra tra Russia e Ucraina. Il corpo irrigidito dalla morte, il volto deformato, ridotto a un grumo di sangue e di carne. Una immagine raccapricciante, un pugno allo stomaco del lettore che la guarda o di chiunque vi si imbatta, suo malgrado. Eppure mi risulta che nessuno abbia protestato per la cruenta fotografia di quel povero fanciullo ammazzato, macellato come un coniglio, ripreso in una istantanea e sbattuto senza indugi sulla vetrina di un quotidiano a tiratura nazionale.
Non me la prendo col direttore del foglio torinese, il quale stimo, che con la sua scelta iconografica ha inteso documentare la cieca violenza bellica. Da segnalare che le piccole vittime delle sparatorie in atto nel Paese impegnato nel conflitto sono state finora 400, un numero che non abbisogna di commenti. Mi domando piuttosto come mai nemmeno un'anima bella sia insorta contro questo scandalo iconografico che turba le coscienze di chi fra noi ne abbia una. Rendere visibile a mezza pagina l'effigie di un pargoletto martoriato da missili e proiettili è qualcosa di ripugnante, il simbolo della ferocia e della insensibilità umana moltiplicate, nella circostanza, all'ennesima potenza.
L'istantanea in questione, oltre ad essere struggente, fa pensare che anche i redattori che l'hanno selezionata abbiano uno spirito crudele. E fa nascere in noi un quesito: come mai alcuni giorni orsono è scoppiata una polemica furibonda perché tramite il web è stato divulgato il filmato di un uomo che stupra una donna? Mi rendo conto che certe illustrazioni a sfondo sessuale siano disgustose e offendano la vittima di determinate aggressioni, ma, di contro, mi chiedo per quale motivo davanti alla figura di un fanciullo maciullato in nome dell'indipendenza di un Paese tutti tacciano, come si trattasse di routine. Tra l'altro la signora abusata, cui va la nostra solidarietà, è stata maltrattata però almeno è sopravvissuta, mentre il bimbo ritratto da La Stampa ha perso la vita, non la riservatezza.