Bollette alle stelle, Feltri: la soluzione c'è ma facciamo finta di non vederla
Qualche giorno addietro Carlo Calenda, dall'alto del suo spirito pratico su cui ho già speso qualche parola di recente, ha proposto di bloccare la campagna elettorale allo scopo di affrontare e risolvere la crisi del gas. Innanzitutto ci chiediamo perché sia indispensabile, a pochissime settimane dal voto, paralizzare la campagna elettorale per lavorare dentro le istituzioni. Forse che una cosa esclude l'altra? Sorvoliamo, se non altro per pietà. Anche perché il punto è un altro ed è alquanto serio.
Esiste una unica soluzione rapida alla crisi energetica la quale potrebbe a breve riservarci un autunno/inverno non freddo bensì gelido con non esclusi ma probabili razionamenti delle risorse energetiche. Questa soluzione la conosciamo tutti eppure facciamo finta di non vederla. Neppure la consideriamo. La ignoriamo. La scartiamo a priori. Essa riguarda la cancellazione delle sanzioni a carico di Mosca, le quali, così come prevede il diritto internazionale oltre che la logica, comportano inevitabilmente l'adozione da parte della Russia di ritorsioni, le cui conseguenze, dipendendo l'Italia quasi completamente da Gazprom, non possiamo proprio permetterci se non vogliamo precipitare nel baratro della depressione economica irreversibile con tanto di paralisi di ogni attività.
Stiamo rischiando di passare in un baleno dalla società dei consumi alla società della carestia. La nostra classe politica gioca con il fuoco oramai da mesi e, se pur la condotta di Vladimir Putin sia senza ombra di dubbio da condannare e la condanniamo ogni santo giorno, avremmo dovuto applicare un atteggiamento molto più prudente nella gestione del nostro approccio alla guerra in Ucraina evitando di introdurci nel conflitto tanto direttamente da inviare aiuti militari e perseguitare persino i russi che qui in Italia vengono a scaricarci valanghe di quattrini. È giusto e nobile prendere le parti della vittima, ma qui le vittime siamo oramai anche noi, vittime della stupidità e della assenza di lungimiranza di partiti che antepongono la morale all'interesse nazionale e del nostro popolo, che oggi è alle prese con il carovita e il caro bollette, domani piomberà nella morsa della fame dal momento che l'industria tutta e ogni settore dell'economia sono vincolati al gas russo.
Quindi, ricapitolando, qualora non fosse ancora abbastanza chiaro, per tirarci fuori da tale drammatica situazione non ci resta che sospendere seduta stante le sanzioni che abbiamo inflitto alla Russia. L'altro rimedio richiede tempi più lunghi e consiste nella rinuncia ad un ostinato e ottuso comportamento di rifiuto verso qualsiasi proposta che possa condurci alla autonomia energetica. Sono lustri che seguitiamo a bocciare referendum sul nucleare o sulle trivellazioni, condannandoci da soli alla soggezione energetica che è anche soggezione economica, subalternità, schiavitù, inferiorità, subordinazione.
Gli italiani pretendono il gas in casa, a buon prezzo, ma non vogliono quello russo perché Putin sta loro sulle scatole e non vogliono neppure il nucleare autoprodotto, rigettano altresì il rigassificatore a Piombino, tuttavia esigono, all'occorrenza, la casa calda o fresca e sempre illuminata, bollette sostenibili, prezzi calmierati sui generi di prima e anche di seconda necessità. Non si può avere tutto. Per di più le risorse naturali non ci mancherebbero, però guai a proporre di estrarle. L'energia nucleare la importiamo dalla Francia, quando potremmo generarla sul nostro territorio. Anche questa è una gigantesca contraddizione: faccio notare che la sicurezza di questi impianti è elevatissima, ma, in ogni caso, qualora esplodesse una centrale nucleare a pochi chilometri da noi, ossia in Francia, le conseguenze sarebbero identiche a quelle che si verificherebbero se esplodesse in Italia. Tuttavia in patria non la accettiamo. Qui accettiamo soltanto clandestini, che la sinistra chiama "risorse". Ne arrivano in abbondanza. Migliaia al giorno. Peccato che siano risorse non energetiche.