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Civitanova, sinistra senza pudore: il giorno dello sciacallo contro Meloni e Salvini

Salvatore Dama
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Sull'omicidio di Civitanova c'è il marchio dei sovranisti. La sinistra ne è certa. È il clima creato da Lega e Fratelli d'Italia ad aver sobillato il 32enne operaio italiano che ha finito a mani nude Alika Ogorchukwu. Tutte quelle polemiche sugli immigrati e sugli sbarchi hanno fomentato l'odio razzista. Così un drammatico caso di cronaca diventa la dimostrazione di cosa sia diventata l'Italia, paese decadente, moralmente malato, dove è ufficialmente aperta la caccia al nero. La colpa di questo declino è di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Esponenti della sinistra chiamano in correo gli avversari politici. Nelle redazioni si passa al setaccio il passato di Filippo Ferlazzo, a caccia di una connessione politica, un post sui social, almeno un like che ne rilevi l'anima fascista. La campagna elettorale invade la cronaca nera e se ne ciba.

 

GLI SPROLOQUI
«Il brutale assassinio di Civitanova non è solo il risultato di una isolata follia criminale», ne è sicuro il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Gli investigatori hanno chiarito che il movente non è il razzismo, ma «futili motivi». Per Fratoianni non è così. Non può essere così. «Inondare la nostra società di propaganda tossica», prosegue il leader di SI, «fatta di istigazione a farsi giustizia da soli, di pregiudizi sul colore della pelle e su ogni differenza, prima o poi scatena la violenza fino all'omicidio su un marciapiede».

La versione del dirigente della Squadra Mobile di Macerata, che in conferenza stampa esclude l'odio razziale come movente dell'omicidio, non convince neanche l'avvocato Francesco Mantella, legale della famiglia Ogorchukwu: «Chi ragiona di pancia segue quelli che dicono via gli stranieri, questi ci rubano il lavoro, ci stuprano le mogli. Molti seguono questo filone che è politico ovviamente».

Su Twitter il conduttore televisivo Corrado Formigli fa nomi e cognomi: «Nigeriano invalido massacrato a bastonate da un italiano a Civitanova Marche. Attendiamo post indignati di Matteo Salvini e Giorgia Meloni». La leader di Fratelli d'Italia risponde dandogli dello «sciacallo». Prima di usare la morte del povero Alika «per la tua penosa propaganda», twitta Meloni, «non potevi almeno esprimere solidarietà alla famiglia? Come puoi verificare, io la mia condanna verso questo brutale omicidio l'ho espressa e subito». Controreplica di Formigli: «Penoso, sciacallo. Così parla un aspirante leader di governo. Chapeau». È preoccupante, continua il giornalista, «come Giorgia Meloni confonda il diritto di critica esercitato dai giornalisti e tutelato dalla Costituzione con la propaganda, legittimo strumento dei partiti per farsi votare». «Quanto accaduto a Civitanova Marche, compresi gli episodi di indifferenza dei presenti, evidenzia come in questo Paese il razzismo sia un fenomeno ancora da combattere, anche dal punto di vista culturale». Lo scrivono in una nota i co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e Eleonora Evi.

 

Azione si unisce al coro di biasimo verso la destra, «mandante ideale» del delitto: «Anni di dibattiti sterili su porti aperti e chiusi, per poi accorgerci che siamo senza anticorpi». Siamo un popolo di razzisti, denunciala Cgil: «Non possiamo non pensare e non riflettere se il colore della pelle di Alika, la sua condizione sociale siano determinanti nelle nostre reazioni e nelle nostre valutazioni».

ANCHE I SUPREMATISTI
Il Partito democratico decide di non strumentalizzare il caso per fini elettorali, no. E infatti invia una delegazione guidata dal tesoriere nazionale e deputato dem Walter Verini a far visita alla camera ardente di Civitanova Marche per rendere omaggio a Alika. «Si tratta dell'ennesima vicenda di razzismo», denuncia la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, «che costituisce un fenomeno sistemico, purtroppo alimentato anche da anni di propaganda xenofoba».

Per Chef Rubio è colpa della destra, ma ci ficca dentro anche la causa palestinese. Alika, scrive su Twitter, è vittima «di quei politici allineati alla folle ideologia suprematista caratterizzante stati terroristi come Usa e Israele».

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