Giorgia Meloni, Alessandro Sallusti: l'errore da non commettere se tra un anno vuole governare
Il centrodestra vince questa tornata di elezioni amministrative e, dentro il centrodestra, vince Giorgia Meloni che cresce praticamente ovunque a scapito soprattutto della Lega. La questione quindi per la guida del centrodestra si fa seria ed è difficile liquidarla con il canonico "insieme si vince", oltre che banale è una dichiarazione che attiene più alla matematica che alla politica. Ovvio che si vince soltanto insieme, meno scontato è che Silvio Berlusconi e Matteo Salvini concedano a cuor leggero a Giorgia Meloni lo scettro del comando.
"Se vuole vincere le politiche...". Sgarbi mette Salvini spalle al muro: una pesantissima condizione
Diciamolo chiaramente: a questo punto, e in assenza di novità significative, solo Giorgia Meloni potrebbe sbagliare quello che si presenta come un rigore a porta vuota nella partita della vita, quella delle elezioni politiche del prossimo anno.
I numeri ci sono, gli avversari dimostrano di essere nel pallone (il campo largo sognato da Letta e Conte per salvare la ghirba è morto nella culla) ma paradossalmente i problemi potrebbero essere proprio tra gli alleati. Perché un conto è dimostrare di essere molto bravi a pilotare il proprio partito nel mare aperto del consenso, altro è ottenere gli stessi risultati facendosi carico di tenere insieme il baraccone senza il quale nessuno, neppure Giorgia Meloni, può immaginare di andare a governare davvero questo Paese. Se in passato qualcuno nel centrodestra lo ha fatto (Berlusconi con Monti e poi Salvini con i Cinque Stelle) ha pagato dazio anche oltre le proprie colpe.
Al di là delle simpatie e di come uno la pensi sono chiari e indiscutibili sia lo stallo di Forza Italia che la crisi di consensi della Lega. Tutto lascia quindi intendere che tocca a Giorgia Meloni trovare la soluzione, andando oltre vecchie e nuove ruggini e sapendo che, sia tu venga da destra o da sinistra, il comando per definizione sta al centro, cosa che non aveva considerato, o quantomeno aveva sottovalutato, Matteo Salvini durante la sua reggenza della coalizione dopo il successo elettorale del 2018 e il successivo balzo alle Europee del 2019.
Alle elezioni politiche manca meno di un anno, un tempo sufficientemente lungo per organizzarsi ma maledettamente breve per poter permettersi una mossa sbagliata. Buon lavoro.