Giorgio Almirante? Francesco Storace: ecco perché il Pd ha ancora così paura del leader Msi
Squallore e rancore. Odio e vendetta. Infantilismo e vanagloria. Tutto questo dipinge alla perfezione Roberto Gualtieri, sindaco di Roma per grazia ricevuta (dal Centrodestra). Anziché liberare la Capitale da immondizia e cinghiali, il primo cittadino si accapiglia contro la memoria di Giorgio Almirante. Che a Roma visse e fece politica con onore e pulizia morale.
Nella periferia della città, lo stesso giorno in cui Gualtieri è salito al Campidoglio, hanno eletto a Tor Bella Monaca un uomo di destra, coraggioso, come Nicola Franco, presidente del VI municipio. Franco fa coppia con Emanuele Licopodio, consigliere della Lega, e sembra una rarità per uno di Fdi: vanno d'accordo. Licopodio ha presentato una mozione per intitolare un'area verde, un giardino, allo scomparso leader missino, Franco l'ha fatta approvare e la difende.
Apriti cielo. Insorge, al solito, una sinistra sorda e cieca, quella romana, che si contorce al solo pensiero. A Roma ci sono chilometri di strada intitolati a Palmiro Togliatti, uno che di questi tempi si fregerebbe del titolo di filo-putiniano.
Uno che a Mosca era di casa. In giro ci sono vie e onorificenze persino per Stalin e Tito.
Non ricordiamo gesti scomposti di Roberto Gualtieri. Si picca di essere uno storico il sindaco di Roma. Gli facciamo omaggio di due testi che devono essere sfuggiti alle sue preziose letture. «La personalità politica di Almirante è stata tra le più significative nel percorso repubblicano della destra italiana. Un cammino travagliato, su cui pesava il fallimento del precedente regime e le drammatiche conseguenze della guerra. Tuttavia la crescita democratica e sociale, sospinta dal nuovo quadro costituzionale, ha consentito alla destra di portare il proprio contributo nelle diverse istituzioni rappresentative, e di questo apporto Giorgio Almirante si è fatto interprete, cercando di legare i fili di una coerenza morale.
Anche negli anni più difficili della storia repubblicana, egli seppe comprendere l'importanza del dialogo politico e del confronto parlamentare, favorendo con il suo carisma, pur di fronte a spinte radicali presenti nella sua area, una progressiva inclusione dell'elettorato ispirato ai valori della destra. Confido che oggi le vostre riflessioni aiutino ad arricchire il dibattito pubblico, traendo dalle vicende storiche motivi di impegno per il bene del Paese». (Sergio Mattarella nel 2015 per convegno sulla sovranità, ancora presente sul sito del Quirinale).
E poi: «Il Parlamento è stato il luogo in cui si è svolta la parte prevalente della lunga attività politica di Almirante, per l'intero arco delle prime dieci legislature repubblicane. Egli fu sempre consapevole che solo attraverso il riconoscimento dell'istituzione parlamentare e la concreta partecipazione ai suoi lavori, pur da una posizione di radicale opposizione, rispetto ai governi, la forza politica da lui guidata avrebbe potuto trovare una piena legittimazione nel sistema democratico nato dalla Costituzione. «In questo quadro egli ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente ad emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane, che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se aspro nei toni. Giorgio Almirante è stato espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio». (Giorgio Napolitano per il convegno a cento anni dalla nascita del leader missino).
Napolitano e Mattarella, entrambi in carica quando scrivevano quelle cose. Che aggiungere, se non un invito alla vergogna per chi se la prende eroicamente con chi non c'è più e che ha dimostrato in tante legislature parlamentari la sua fede nella democrazia. Caro sindaco, Almirante era un italiano. Vero.