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Pd, Pietro Senaldi e la verità sugli amici di Mosca: i putiniani in Italia sono tra i dem

Enrico Letta

Pietro Senaldi
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I putiniani tra gli italiani non esistono. Si dice che si annidino tra i no vax, ma è una balla. I no vax esistono, tant' è che tutti noi ne conosciamo più d'uno. Ma non conosciamo nessuno che si auguri che la Russia schiacci l'Ucraina, tantomeno che sogni un Putin signore del mondo. Esistono degli studiosi del mondo russo, dei filosofi, degli storici che affermano che l'invasione dell'Ucraina era prevedibile e ne spiegano le motivazioni geopolitiche. Esistono dei giornalisti in decadenza che hanno trovato nella giustificazione strategica della mossa di Putin una seconda giovinezza e altri giornalisti che, per restare sulla cresta dell'onda o aumentare gli ascolti, danno loro spazio. Poi esistono dei politici che sono più preoccupati della tenuta economica e sociale del Paese, messa a dura prova dalla guerra, che della difesa della democrazia in Ucraina o dell'espansionismo di Mosca. Ma nessuno, tra le categorie indicate, può definirsi putiniano.

 

 


Nemmeno il professor Orsini, che cerca solo un po' d'affetto mediatico e un posto nel mondo, è davvero putiniano. Il putiniano d'Italia è l'ennesima invenzione della sinistra progressista per dimostrare di essere migliore degli altri. E al solito lo fa spacciando verità apodittiche e criminalizzando chi alza la mano per chiedere spiegazioni o cerca risposte alternative. Noi buoni, voi cattivi, tendenzialmente fascisti. Il ragionamento di Letta e compagni, che trattano gli alleati grillini come i russi fanno con i ceceni - combattuti, addomesticati e quindi usati per i lavori sporchi - è la sola realtà putiniana che esiste in Italia.

 

 


COSA PENSA LA GENTE
Ma se si seguisse lo sragionamento dei piddini, allora l'Italia sarebbe una quinta colonna di Mosca in Occidente, visto che la maggioranza dei cittadini è contraria all'invio di armi in Ucraina, si chiede perché della guerra civile in Donbass non sia importato nulla a nessuno per otto anni e non darebbe il Nobel per la pace a Zelensky (volete scommettere che ci sorbiremo anche quello?). Questi cittadini non sono putiniani. Più probabilmente, non tollerano più che si atteggi a capo gregge una sfilza di politici che in questi dieci anni ha sbagliato tutto e seguita ancora a darci lezioni, sfruttando ogni tragedia, dal Covid alla crisi economica fino alla guerra, per restare abbarbicata al potere e rimandare il proprio funerale. La nostra dipendenza dalle forniture di gas dalla Russia è stata incrementata dai governi piddini, le sanzioni che stanno fermando la messa a terra del Pnrr causa costi eccessivi delle materie prime pure. Ora, dopo decenni in cui magnificano la globalizzazione come veicolo di pace universale e di ricchezza, i progressisti ci invitano a tirare la cinghia, ci spiegano che il mondo è diviso in blocchi e se non ci difendiamo sono cavoli nostri. Poiché la maggior parte del Paese non ha studiato negli Usa, a Londra o a Parigi, ne consegue che serpeggi un po' di perplessità tra la gente comune. Battezzare come putinista chi la prova significa essere fessi e strafottenti, prima ancora che democratici.

 

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