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Le richieste a Mario Draghi? Da Bruxelles tornano a bussare per l'irresponsabilità dei partiti

Alessandro Sallusti
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Dall'Europa a trazione tedesca arrivano segnali di insofferenza per l'andamento dei conti italiani come non si vedevano dall'epoca pre Covid. Non passa giorno che qualche pezzo grosso di Bruxelles non lanci frecciatine nei confronti dell'Italia nonostante la presenza dello scudo umano Mario Draghi. Verrebbe da dire, come ai vecchi tempi: cari fratelli e cugini europei, fatevi gli affari vostri e non rompeteci le palle. Poi, in un sussulto di onestà, uno ci pensa e deve ammettere: in effetti si stanno facendo gli affari loro. Nel senso che solo un anno fa l'Europa aveva acconsentito a prestarci, e in parte regalarci, ben 240 miliardi a patto che noi avremmo fatto alcune cose, tra l'altro non particolarmente difficili o punitive.

 

 

Per esempio ci eravamo impegnati a riformare la giustizia e ancora non lo abbiamo fatto, né lo faremo nei termini pattuiti. Così come avevamo promesso di mettere ordine in due settori - il catasto e i balneari - diciamo così un po' fuori controllo sia dal punto di vista fiscale che delle libertà di impresa, ma anche qui siamo ancora ai preliminari. E infine avevamo giurato che avremmo abolito la burocrazia che impedisce la messa a terra in tempi decenti dei progetti che l'Europa gentilmente ci ha finanziato, ma nei fatti nulla è cambiato. Come lo studente graziato dai professori a fine anno per le sue lacune siamo stati veloci a promettere ai nostri alleati mari e monti ma siamo molto lenti a rispettare patti e impegni.

 

 

Da qui il nervosismo di Draghi che ha annunciato di voler procedere d'ora in avanti a colpi di fiducia pur di accelerare i tempi delle riforme annunciate ma impantanate in Parlamento. Se i partiti, un po' tutti per la verità, pensavano di salvare il Paese solo nascondendosi dietro le sottane di super Mario - e farsi scudo con la tragedia del Covid prima e della guerra in Ucraina poi - per continuare a fare le solite italiche furberie, oggi devono prendere atto che così non è. Non ci saranno sconti né scorciatoie, i nodi stanno per venire al pettine. Prima di ricominciare con la litania dell'Europa cinica, bara e impicciona sarebbe meglio fare i compiti pattuiti e poi eventualmente rispondere per le rime. Di diritti senza doveri è lastricata la strada che porta al fallimento.

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