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Conte, Grillo e Di Battista? Sallusti: all'Italia non resterà che il Nicaragua di Ortega

Giuseppe Conte

Alessandro Sallusti
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Mentre lo scolaretto Giuseppe Conte gioca con le figurine Cinque Stelle tipo "celo, celo, manca" come si faceva noi da bambini con le Panini (lui è ben lontano dal completare l'album) chi la politica sa che cosa è e come si fa sta già lavorando per il dopo guerra perché presto o tardi la crisi Ucraina finirà e nulla negli equilibri internazionali politici ed economici sarà più come prima. È una partita troppo alta per le modeste qualità dei vertici grillini che infatti si occupano di poltrone e strapuntini senza per di più tenere conto che tra un anno, quando saranno più che decimati dal voto, per loro sarà già tanto conservare uno sgabello.

 

Scegliere da che parte stare in queste ore convulse e drammatiche della guerra non è solo una questione di solidarietà umana o convenienza nell'immediato. L'oggi è figlio (sciagurato) delle politiche di ieri, domani sarà la conseguenza delle scelte di oggi. Ecco, non vorrei che per seguire le geniali intuizioni dello sciagurato trio Grillo -Conte -Di Battista, domani l'Italia si ritrovasse come unici partner nel mondo il Nicaragua di Ortega, la repubblica islamica dell'Iran, la Cina comunista, Città del Vaticano e, probabilmente, la Russia di Putin riconoscente del fatto di aver noi disarmato l'Ucraina e quindi spianato la strada delle armate neo sovietiche.

 

Intanto però il mondo gira. Erdogan sta ricattando la Nato probabilmente per ottenere mano libera in Nord Africa, soprattutto in Libia, l'America sta monitorando gli alleati per capire di chi in futuro si potrà fidare, l'Inghilterra come al solito va per la sua strada incurante dei tentennamenti europei, l'Europa sta cercando tra scatti d'orgoglio e cadute ridicole di svegliarsi da un lungo letargo e diventare per la prima volta nella sua vita soggetto politico. Insomma, sia pure sulla pelle degli ucraini (cosa non bella ma non cercata) e sia pure esponendo forse per mesi noi cittadini a ingiusti sacrifici, c'è chi sta costruendo il futuro Occidente economico, commerciale e finanziario. Difficile essere in una simile partita se in Italia l'attuale partito di maggioranza, i Cinque Stelle, minacciano di fare cadere il governo perché i soci di maggioranza gli hanno sottratto - fessi loro - la poltrona di presidente della commissione Esteri del Senato di cui i più non conoscono l'esistenza. È come voler stare in Champions League mettendo in campo una squadra che a fatica gioca il torneo del dopolavoro ferroviario. 

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