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Milano, se cogli le erbe ti arrestano: Vittorio Feltri, il folle caso delle ragazze cinesi

Vittorio Feltri

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Nella nostra civilissima Milano succedono cose turche. Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato una notizia che provoca l'orchite. Udite e strabiliate. Due ragazze cinesi, che non conoscono ancora la nostra lingua, ma sanno tutto di botanica, escono di casa e si recano in un prato onde raccogliere delle erbe utili per fare un decotto. Arriva una guardia, ignoro a quale corpo appartenesse, e le strapazza di brutto dicendo loro che, strappando dal suolo qualche filo di vegetali, hanno danneggiato il patrimonio verde.

Contesta alle fanciulle il reato, le trascina al comando e avvia una pratica per punirle. Attonite, le cinesine non riescono neppure a difendersi in quanto non parlano né intendono il volgare di Dante e neppure l'eloquio più sempliciotto dei ghisa. Si dà poi il caso che le sventurate non posseggano documenti di identità nostrani in quanto giunte da poco nel capoluogo lombardo, e questa circostanza secondo il servitore dello Stato costituisce una aggravante. Egli poi, per non farsi mancare niente, sequestrai cellulari alle signorine come fossero malviventi pericolose oltre che predatrici, anzi divoratrici di prati comunali al pari di una mandria di bovini.

Non sono informato sull'esito della controversia, ma non c'è bisogno di un particolare talento investigativo per affermare che certe storie sono talmente stupide da non meritare l'intervento della polizia locale. Cogliere un ciuffo d'erba non è certo un atto banditesco e non giustifica la mobilitazione di uomini in divisa feroci. Io per ora sono consigliere comunale di Milano e a nome della cittadinanza rivolgo le scuse della città a entrambe le giovani cinesi, anche perché qui non siamo a Pechino ma sui Navigli.

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