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Fabrizio Rondolino contro i presunti filoputiniani, Pietro Senaldi: il solito vizietto rosso

Pietro Senaldi
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Gratta e gratta, il comuni sta viene sempre fuori. Si obietterà che Fabrizio Rondolino ormai è di destra, o di centro, o berlusconiano, anzi renziano; e chi lo può dire con certezza oggigiorno? Il nostro ha fatto così tante capriole che non sa più neppure lui chi è; al punto che, pur girando e rigirando di continuo, non riesce a trovarsi una nuova collocazione definitiva. Però la scuola resta quella, delle Frattocchie, e quel di più rilevante ha fatto nella vita è ancora, anche se sono passati 25 anni, il consigliere spiccia-faccende di D'Alema, il Lothar del conte Max; così era soprannominato ai suoi tempi d'oro. Automatico che la natura dello scorpione gli sia rimasta attaccata. Ebbene, Rondolino, si diceva, ieri ha messo nuovamente il piede nel guano, riproducendo su Twitter, social preferito dai progressisti, la lista dei partecipanti all'iniziativa di Michele Santoro "Pace proibita", un appuntamento di sinistrorsi trinariciuti contrari al contempo all'invio delle armi in Ucraina e all'invasione di Putin, determinati a perseguire la via della trattativa ancorché tuttora incapaci di individuarne l'imbocco. La congrega è scombinata, non si discute, più ideologica che velleitaria, certo inconcludente e portatrice di caos anziché pace; però non si meritava di essere intimidita, vilipesa e rimbrottata dall'uomo che si è spellato le mani per applaudire i bombardamenti sulla Serbia, quando il suo capo sedeva in cabina di pilotaggio.

 

 


ELENCHI PERICOLOSI
«Ricordatevi questi nomi. Hanno scelto gli assassini, i torturatori, gli stupratori. Non dimenticheremo». Segue elenco di ex compagni di viaggio del censore. Ecco cosa ha twittato Rondolino, immediatamente subissato dalle critiche e costretto a cancellarsi da Twitter. È il vecchio vizietto comunista delle liste di proscrizione,matrigne delle purghe staliniste e degli elenchi delle Brigate Rosse con gli obiettivi lare. Se non fosse un problema serio, perché attiene la libertà di espressione e di pensiero, che i democratici nostrani tendono a sopprimere in nome della democrazia per come la intendono loro, sarebbe una cosa grottesca. L'Italia infatti oggi non è in guerra con la Russia, visto che ancora le compriamo il gas, bensì con se stessa. Siamo teatro di una guerra civile non tra chi sta con Putin e chi sta contro di lui ma tra chi si dissocia dal tantissimo, tanto, medio o così-così dal tiranno russo, e gli aderenti alle ultime categorie vengono considerati da quelli delle prime due alla stregua di generali dell'Armata Rossa. Siamo anche teatro di un conflitto civile che ci sta portando a impoverirci sparando contro noi stessi le cartucce che vorremmo destinare al nemico, visto che siamo le principali vittime delle sanzioni che infliggiamo a Mosca. Quel che Rondolino sa ma non dice è che la maggioranza degli italiani non può formarsi un'opinione propria della guerra perché viene tenuta all'oscuro delle reali conseguenze economiche e sociali che il conflitto avrà. Ma di chi sa e nasconde non si fanno mai gli elenchi.

 

 

ESITO IMPREVEDIBILE
Quanto all'evolversi della situazione: se ci sarà la terza guerra mondiale, o anche solo molta radioattività in Europa perché è saltata una centrale nucleare, tutti diranno che avevano ragione Sergio Romano, Barbara Spinelli, Luciano Canfora, Alessandro Orsini, e torto i Rondolini. Se invece avremo "solo" una guerra lunga, con povertà, disoccupazione, e milioni di profughi, il governo Draghi sarà accusato di imprudenza e irresponsabilità. Se infine dovesse cadere Putin, l'Ucraina perdesse solo il Donbass, e vi fosse un ritorno abbastanza rapido a una quasi-normalità, tutti esalterebbero la fermezza del fronte occidentale, e la lungimiranza di Draghi. Il punto è che, all'attuale stato delle conoscenze economiche, militari e strategiche, nessuno conosce le conseguenze delle proprie azioni. 

 

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