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Roberto Speranza e le mascherine? Senaldi: "Scelta ottusa e senza senso di un ministro disastroso"

 Roberto Speranza

Pietro Senaldi
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Non le lascerà mai. E non consentirà mai a nessuno di abbandonarle del tutto. La storia d'amore del ministro Roberto Speranza con le mascherine è come quella della famosa canzone di Antonello Venditti, fa dei giri immensi e poi ritorna. Per il capo di Articolo Uno scoprirsi il volto, dopo due anni così felici per lui -, è come togliersi un pezzo di cuore. C'è da comprenderlo; e quando gli ricapita, al comunista di Potenza, di poter decidere della vita di un popolo.

Siamo tutti in attesa del primo maggio, festa non più dei lavoratori ma del velo all'islamica. Per quella data, il titolare della Salute dovrebbe aver partorito un altro emendamento al decreto legge che più di un mese fa ha decretato la fine dello stato d'emergenza e aver stabilito le nuove regole per l'uso delle mascherine al chiuso. Si sperava che con la primavera inoltrata le avremmo abbandonate, invece non sarà così. Speranza ha mandato avanti il suo profeta di sventure preferito, Walter Ricciardi, a dire che, fosse per lui, dovremmo restare tutti mascherati ovunque ancora per un po', perché non si sa mai. Quanto?

 

 

Farlo sapere sarebbe una cessione di potere, quindi meglio lasciare la data da definirsi. Dopo aver fatto parlare il suo consulente, nella parte del poliziotto cattivo, il ministro giocherà il ruolo del poliziotto buono. Allenterà, ma non troppo, perché è notoriamente saggio e prudente. Le mascherine d'estate per lui sono un ponte che ci deve portare alla quarta dose di vaccino in autunno. Intendiamoci, il Covid non è affatto sparito. Molte persone ancora si contagiano, anche se pochissime hanno conseguenze drammatiche. Però muoiono ancora 147 italiani positivi al giorno, che più o meno corrispondono all'8% dei decessi quotidiani, contro un tasso di positività al tampone di oltre il doppio. Forse non vorrà dire molto, ma siccome a tutti i cadaveri viene ancora fatto il tampone, può essere curioso rilevare che, al momento, i positivi al Covid hanno un tasso di mortalità di molto inferiore a chi non ha il virus in corpo.

Malgrado il cognome che porta, questo tuttavia non spinge il titolare della Salute all'ottimismo. Quel che sorprende, in Speranza, è la cantilena, mai cambiata dai giorni più drammatici dell'epidemia a oggi. Disquisizioni scientifiche non ne ha mai fatte, e di questo gli va reso merito, ma la sua terrificata prudenza e il suo buonsenso, che ha il sapore dell'impotenza piuttosto che della consapevolezza, hanno reso evidente a tutti che del Coronavirus il ministro non ci ha mai capito nulla. Ci sta, visto che la cosa accomuna anche molti virologi, ma allora perché continuare a occuparsene così pervicacemente?

 

Siamo il sesto Paese al mondo per morti di Covid, anche se la sola nazione a noi comparabile che ci sopravanza nel lugubre primato è il Regno Unito, perché le altre, dal Brasile alla Russia, dagli Stati Uniti all'India, hanno una popolazione che va da quasi il triplo a oltre trenta volte la nostra, quindi non fanno testo. Per di più, siamo la sola democrazia nella quale il governo è caduto per manifesta incapacità di fronteggiare l'emergenza. Quindi possiamo ben dire che la gestione del virus da noi è stata un disastro.

 

 

Ciononostante, la narrazione che i nostri media sinistri hanno fatto dell'epidemia ha fatto a lungo passare Conte e i suoi ministri come fenomeni. E loro ci marciano.
Abbiamo avuto più restrizioni di tutti, Cina esclusa beninteso, e i maggiori danni all'economia. E però, ancora abbiamo giallorossi che si vantano del loro metodo chiusure e mascherine. Hanno brevettato la vigile attesa come terapia universale, ma quale diavolo di malattia si cura attendendo sul divano? Il ministro si è affezionato alla balla che l'opinione pubblica grillo-comunista ha confezionato per lui, ovverosia che il suo metodo funziona, e non vuole abbandonarlo. Altri Paesi si sono liberati da mesi del bavaglio sulla bocca, mentre i nostri scolari si apprestano a completare un ciclo di studi senza aver mai visto in faccia il compagno di banco, salvo frequentarlo fuori da scuola.

Non vogliamo essere ottimisti. La epidemie durano due-tre anni, come dichiarò a Libero l'ex ministro della Salute Girolamo Sirchia nel febbraio del 2020. Poi la popolazione si immunizza o il virus diventa meno letale fino a spengersi. Questo indipendentemente dalle mascherine, che non hanno impedito a 17 milioni di italiani di contagiarsi. Ma, dicono gli statistici, forse si è ammalata più della metà. A dire quanto coprirsi il volto protegge... 

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