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Johnny Dorelli, quanto ci manca (25 anni dopo): artisti come lui non ci sono più. E si sente

Giorgio Carbone
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Il 20 febbraio scorso Johnny Dorelli ha compiuto 85 anni. Tanti auguri. Anche se è passato un quarto di secolo dall'ultima apparizione televisiva (la serie Due per tre) Dorelli è rimasto nell'immaginario degli italiani, perché ha abitato la canzone quando era al suo top (Volare) e la tv (Johnny sette) quando ancora non si faceva zapping, il cinema italiano (Pane e cioccolata, L'Agnese va a morire) quando era il migliore del mondo. La scorsa settimana se n'è andata Catherine Spaak che fu sua compagna nel periodo (per entrambi) di maggior successo e il ricordo non poteva non andare alla "prima volta insieme", l'operetta della Vedova allegra in tv dove simulavano un amore che galoppava già nella realtà e avrebbe dato loro un figlio. Dorelli ebbi modo d'incontrarlo alla fine degli Anni 80 durante le riprese della Trappola di Carlo Lizzani. Alla domanda di rito (i suoi progetti per l'avvenire) lui rispose abbastanza perplesso: «Mah, progetti, in fondo ho già 50 anni...». Ma come, pensava già al prepensionamento? In effetti forse ci pensava. Perché era nello show business da quando aveva 16 anni. Da quando il padre (noto cantante italiano in America col nome di Nino D'Aurelio) l'aveva presentato a Frank Sinatra. Da Sinatra a Teddy Reno in meno di un anno.

 

 


ED È SUBITO SUCCESSO
Il cantante (ma soprattutto grande manager) triestino butta il diciannovenne d'America (ma nato a Meda) nel suo show tv ed è subito successo. Il pubblico lo ama subito, i discografici meno (all'epoca imperavano i tenorini come Claudio Villa e Tajoli). Ma debbono convincersi per forza quando a 22 anni Dorelli vince il frestival di Sanremo con Nel blu dipinto di blu (in coppia con Modugno). L'anno dopo, sempre con Modugno, fa il bis con Piove. È allora che un grande regista tv, Daniele D'Anza, crede in lui come attore e lo impone come protagonista nel romanzo a puntate Tempo di musica. «Dorelli- dice- l'ho scelto perché ha un'aria irrimediabilmente remissiva» (lo sceneggiato è ambientato durante il fascismo e Johnny fa il buon italiano che si fa senza convinzione tutte le guerre fasciste, mentre i fascistissimi se ne stanno a casa).

 

 


La trasmissione ha vita breve ma intanto Johnny s' è imposto in una triplice veste che pochi uomini di spettacolo nostrano sono in grado di ricoprire. Canta bene (tra i migliori) recita disinvoltamente (anche se il meglio lo darà nel cinema dieci anni dopo) è un simpaticissimo intrattenitore (Johnny sera). Nella vita privata è abbastanza schivo, dribbla sistematicamente i professionisti del gossip. Ma non riesce a tenere celata la notizia quando Catherine Spaak (la seconda donna importante della sua vita, la prima è stata Lauretta Masiero) rimane incinta. Comunque il gossip con lui non ha mai riempito molte pagine.

 

 


LA VITA SENTIMENTALE
Nonostante le (probabili) molte occasioni, la sua vita sentimentale è stata quella di un monogamo (lunghi periodi con la Masiero e la Spaak e un matrimonio quello con l'attrice Gloria Guida che resiste bellamente da 40 anni). Il terzo Johnny (dopo il cantante e l'entertainer) arriva quando ha quasi 40 anni. Un regista che fa poco cinema, Franco Brusati, in Pane e cioccolata ne scopre il lato oscuro. Ne fa un faccendiere milanese nell'Italia che si è svegliata dall'euforia del boom e s' è convertita alla politica delle mazzette e dei coltelli nella schiena. Nel 1977 con Il mostro diventa ancora più "nero": fa il padre, non incolpevole, di un serial killer (chissà se l'ha fatto vedere al figlio Gianluca, divenuto ottimo cantante). Poi forse spaventato ritorna al Johnny rassicurante e remissivo. Fa il maestro nel Cuore e lo Zeno nella Coscienza sveviana. Alla suocera che lo definisce «l'uomo migliore della casa» risponde dorellianamente: «Sono anche rimasto l'unico». 

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