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Vladimir Putin "fucilato e ucciso insieme a sua moglie". Alessandro Sallusti, il precedente e il destino dello zar

Alessandro Sallusti
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Si è tanto parlato in questi ultimi giorni di processare il presidente Putin per crimini di guerra, del resto la cronaca dal fronte ogni giorno ci offre validi e macabri appigli a sostegno della tesi. Ma nessuno si illuda di poterlo fare, Putin non sarà processato se non dalla storia e qui mi pare di capire che la sentenza è già stata scritta: colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio, e non soltanto per le atrocità commesse ma perché portare il mondo sull'orlo della catastrofe per questioni che hanno a che fare con diatribe locali altrimenti risolvibili è già in sé un crimine contro l'umanità. 

 

Putin non sarà mai processato per una serie di motivi, il primo dei quali è che né la Russia, né l'Ucraina e neppure gli Stati Uniti riconoscono - il che la dice lunga - la Corte internazionale penale dell'Aia fondata nel 2002 per processare reati quali genocidio, crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, e di recente anche il crimine di aggressione. Ma a prescindere da questo non trascurabile fattore è che per processare Putin sul modello che tutti noi abbiamo in testa, quello di Norimberga con i nazisti, bisognerebbe che a vincere la guerra fosse l'Ucraina con una resa incondizionata della Russia perché è ovvio che qualsiasi tipo di trattato di pace tra i due contendenti non potrebbe non prevedere una sanatoria tombale, valida per i responsabili su entrambi i fronti, di ciò che è stato. Uno può obiettare: ma Putin, a maggior ragione, va processato anche se vincerà la guerra e si annetterà l'intera Ucraina. 

 

Già, ma a quel punto, per poterlo fare, Putin andrebbe prima arrestato, cosa a occhio non proprio semplice nella pratica (non me lo immagino un commando di teste di cuoio violare il Cremlino nottetempo e dileguarsi con il prigioniero imbavagliato), oltre che impossibile sul piano del diritto internazionale. No, l'unica residua e tenue speranza è che siano i russi stessi a condannare Putin per alto tradimento come accadde allo zar rumeno Nicolae Ceausescu, fucilato insieme alla moglie Elena dai rumeni stessi il 25 dicembre 1989 dopo essere stato giudicato colpevole da una corte marziale istituita su richiesta del Consiglio del fronte di salvezza nazionale. Del resto Putin con Ceausescu ha in comune non solo la ferocia ma anche l'ingordigia con cui ha arricchito a dismisura se stesso e la sua corte ai danni del popolo. E quando il popolo, soprattutto se comunista, si incavola come noto non va mai per il sottile.

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