Vladimir Putin, dalla Siberia a Bucha: così ha imparato da Stalin l'arte di produrre e imporci balle
Da Bucha a Borodyanka: in Ucraina è una strage senza fine. Corpi straziati e dilaniati sul ciglio delle strade, forni crematori, sangue dappertutto e silenzio assordante. Scene apocalittiche che assomigliano sempre più allo spettacolo agghiacciante che si presentò davanti agli occhi degli Alleati quando arrivarono ad Auschwitz o a Buchenwald al termine della Seconda guerra mondiale. Scene che non pensavamo proprio che si potessero ripetere.
E, dopo gli ultimi fatti, sembra quasi paradossale che, all'inizio di marzo, Putin abbia potuto dare l'assalto all'Ucraina sostenendo che voleva «denazificarla».
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Ma è pure paradossale il fatto che sia proprio Mosca ad affermare oggi che le cronache e le immagini degli eccidi ucraini siano solo falsi scoop messi in piedi, come scene di un film diretto dall'ex-attore Zelensky, dagli uomini di Kiev per poter criminalizzare l'esercito russo. Semmai ci dovremmo chiedere da che pulpito possa ora venire la predica perché proprio a Mosca era praticata la disinformazione fin dai tempi della Seconda guerra mondiale e anche prima. In questi giorni ho letto un interessante libro, Togliatti e Stalin, scritto da Elena Aga Rossi e da Victor Zaslavsky, ed ho scoperto alcune fake news che già ottant' anni fa, nell'allora Unione Sovietica, erano state costruite dal potere rosso.
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LA PROPAGANDA
Un esempio? C'è il caso dei nostri soldati italiani che tornavano a casa sporchi, denutriti e con addosso solo pochi stracci dopo la prigionia nelle steppe. Immagini crudeli anche se certo non agghiaccianti come quelle che vediamo oggi in Ucraina. Arrivò subito il niet del Cremlino: i nostri soldati non erano stati trattati male in Siberia e dintorni, anzi. A quella favola credette persino il Migliore: Togliatti andò a dire in giro che i nostri ex-internati arrivavano a casa conciati così male perché, prima di passare il Brennero, vendevano le loro belle uniformi e si vestivano da poveracci per fare contenti gli americani. Già in quel periodo le grandi "bufale" fioccavano dall'Urss intera.
Stalin esercitava un potere quasi assoluto, un potere ancora più ingombrante di quello di Putin: se l'altro giorno, dopo le notizie sui massacri di Bucha, il ministro degli Esteri Di Maio ha espulso 30 diplomatici russi definendoli persone «non grate» anziché «non gradite», negli anni Quaranta del secolo scorso l'ambasciatore sovietico in Italia Kostylev impartiva direttamente ordini ai dirigenti del Pci, ma nessuno doveva saperlo, perché facessero cessare subito le manifestazioni davanti all'ambasciata sovietica inscenate dalle madri dei nostri soldati prigionieri che volevano conoscere la sorte dei loro figli. Insomma è proprio il caso di dire che la disinformatja c'è sempre stata dalle parti di Mosca.