Il caso-Alessandro Orsini mette in mostra lo spirito profondo dell'Italia: libertà o antiamericanesimo?
Ma perché ci giriamo intorno? Il caso del professor Orsini, quello per cui la colpa occidentale è paragonabile a quella russa e anzi la soverchia, è stato così strepitoso non perché rinnega ma perché esprime finalmente e mette in bella copia lo spirito profondo di questo Paese.
Gratta gratta (ma basta grattare poco) quel che scopri sotto la superficie dell'equidistanza italiana è la solita tigna antiamericana, la solita propensione antiliberale, la solita avversione ai principi su cui si fondano le imperfette democrazie occidentali e atlantiche e la solita condiscendenza, se non simpatia, nei confronti delle efficienze autoritarie e repressive dei sistemi antidemocratici. E non necessariamente perché quell'autoritarismo e quella pratica di repressione piacciano, ma perché non dispiace - e anzi, spesso, piace abbastanza - il presupposto che le rende possibili: e cioè le derelizione dei diritti e delle libertà individuali.
Il fatto che la pretesa di "esportazione della democrazia" sia diventata, certamente non solo presso la parte più sinistra delle opinioni pubbliche, la colpa capitale dell'occidente, non si deve al rifiuto dell'idea che a quel fine si adoperino le armi: ma alla difesa del diritto degli "invasi" di non essere contaminati dalle libertà occidentali. Ciò che ripugna non sono le armi usate dalle democrazie, ma la democrazia dei sistemi che a volte usano le armi. E infatti ripugna meno, molto meno, la guerra portata invece da una tirannia. Il caso Orsini è semplicemente, e tragicamente, il caso Italia.