Vittorio Feltri, il caso Giangiacomo Feltrinelli: sinistra in festa per un folle bombarolo morto da idiota
In questi giorni si celebra su ogni quotidiano nazionale e provinciale il cinquantesimo anniversario della morte di Giangiacomo Feltrinelli, un importante editore che oltre a stampare libri di buon successo, tipo Il dottor Zivago di Pasternak, un russo di grande talento letterario, si dilettava nell'organizzare una rivoluzione comunista casareccia. E fu durante una sua azione scellerata contro l'odiato capitalismo, di cui egli era comunque un esponente di spicco, che tirò le cuoia. Si arrampicò non si sa come su un traliccio di Segrate e nel tentativo di abbatterlo per protestare si ignora contro chi, nella esplosione rimase secco.
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Non appena accaduto il fattaccio, cronisti, polizia e carabinieri si diedero da fare per scoprire le cause che avevano portato al decesso dell'imprenditore. Nessuno all'inizio sospettò che il capitalista volesse compiere un attentato tanto cretino, però le indagini confermarono che l'editore, improvvisatosi bombarolo della mutua, a causa della propria imperizia quale terrorista, era rimasto vittima della medesima. Una sorta di suicidio in differita. Nessuno ha mai capito perché un uomo della sua fama, dotato di un reddito invidiabile, si sia arrampicato sul citato traliccio con l'intento di abbatterlo senza una ragione di qualche rilievo. Vero che a quei tempi c'erano in giro più comunisti che passanti, la moda rossa aveva conquistato milioni di persone che sognavano di istituire in Italia un regime di genere sovietico. Ma nessuno poteva immaginare che un imprenditore quale Feltrinelli potesse arruolarsi nelle file dei terroristi.
La morte di Giangiacomo suscitò uno scalpore senza precedenti. Molta gente all'epoca, data la moda comunista, apprezzò l'iniziativa del famoso personaggio. Il popolo in pratica alimentò la tesi che l'editore fosse stato assassinato. Da chi e perché? Nessuno lo spiegò per il semplice fatto che l'ipotesi dell'assassinio era una semplice fantasia. Feltrinelli, mai pensando di crepare in quel modo, non ha lasciato alcun documento, neppure una letterina, per illustrare le ragioni del suo gesto. Semplicemente erano note le sue simpatie per il proletariato organizzato, e questo bastò per giustificare il suo gesto che definire folle significa usare un eufemismo. Mezzo secolo fa il comunismo era una sorta di religione che affascinava molti cittadini, compresi i campioni del capitalismo. Basti pensare alla signora Crespi, padrona del Corriere della Sera, la quale, avendo sposato le idee marxiste come una commessa qualsiasi, favorì l'uscita da via Solferino di Indro Montanelli. Una impresa storica oltre che idiota. Oggi chiunque si rende conto del dominio dei fessi sull'opinione pubblica, ma in quegli anni di ubriachezza generale abbiamo bevuto tutti il veleno e l'alcol moscovita.