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Ucraina, Alessandro Sallusti: avanti con le sanzioni, ma contro Vladimir Putin serve un'Europa diversa
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Sarà perché l'America ha un presidente debole e confuso, sarà che l'Europa ha una classe dirigente inadeguata e divisa ma certo quel gran figlio di Putin l'ha fatta grossa trascinando il mondo sull'orlo di una terza guerra mondiale. Sul campo vincerà lui, non c'è dubbio, perché l'esercito ucraino è un fuscello e l'Occidente non ha alcuna convenienza ad andare al "vedo" su quello che potrebbe essere anche un suo bluff: «Se qualcuno interverrà - ha minacciato l'altra notte annunciando la campagna ucraina - il mondo vedrà cose fino ad ora mai viste», lasciando intendere che è disposto anche ad usare armamenti a testata nucleare contro eventuali impiccioni.
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Oggi Putin e il suo popolo hanno il petto gonfio e l'orgoglio a mille, è il primo riscatto dopo la tragicommedia che fu la dissoluzione improvvisa dell'Unione Sovietica che un bel giorno - nel 1989 - si scoprì gigante dai piedi di argilla. Per questo a Mosca non hanno ascoltato né ascolteranno ragioni, un po' come successe con la Germania di Hitler nel '39 dopo l'umiliazione subita alla fine della disastrosa Prima guerra mondiale: basta sostituire l'Ucraina alla Cecoslovacchia - invasa dalle truppe del Terzo Reich una mattina di marzo anche allora sotto gli occhi distratti dell'Europa - ed ecco che la storia si ripete con inquietanti analogie. Ora l'importante è scrivere un copione diverso da quello del dopo '39 e l'unico modo è che l'Occidente si dia una sveglia e resti unito di fronte all'ambizione di Putin di ricostruire con la forza l'impero sovietico.
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Avanti quindi con le sanzioni, ben sapendo che Putin se le aspettava e quindi da tempo avrà preso le contromisure - Cina e India sono con lui - per non affamare il suo popolo e non fare implodere finanza ed economia russe. Ma soprattutto avanti con un progetto di Unità europea che vada oltre la moneta unica. L'unità politica, militare e pure di identità culturale non è più rinviabile se si vuole sperare in futuro di sedersi a un tavolo di crisi internazionale con qualche speranza di incidere sul corso della storia senza per questo rischiare di rimanere senza gas e petrolio. Perché se Putin ha fatto quello che ha fatto è perché sa che i suoi possibili avversari sono deboli e disuniti, avvitati sulle "questioni di genere" e sul "politicamente corretto" invece di pensare a che posto avere nel mondo.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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