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Ucraina, Alessandro Sallusti: "Vladimir Putin pronto alla guerra mondiale? Quanti errori stupidi col tiranno russo"

Alessandro Sallusti
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La prima regola del potere- così è scritto sui manuali - è che il nemico se non lo puoi annientare lo devi portare dalla tua parte, quantomeno avvolgerlo in una rete che ti metta al sicuro, più banalmente lo devi comperare. Neppure la politica estera sfugge a questo principio, e ciò spiega alcune alleanze apparentemente incomprensibili tipo quella tra Stati Uniti e Arabia Saudita, o per stare in casa nostra gli ottimi rapporti tra Putin e Silvio Berlusconi, il più europeista e atlantista tra i leader europei amico personale e ascoltato dell'allora presidente degli Stati Uniti George W.Bush.

 

E lo stesso vale, sempre restando a Berlusconi, per il dittatore libico Gheddafi con il quale l'Italia aveva stretto un patto di reciproca utilità e per il presidente turco Erdogan, che invano il Cavaliere cercò di portare dentro l'Unione europea «non perché lo ritenga un sincero democratico, semmai l'opposto e proprio per questo temo che se lo lasciamo da solo - mi disse nel 2010 davanti alle mie perplessità tra qualche anno sarà lui a comandare sudi noi». Tutto questo ha un nome, Realpolitik, cioè, cito dal dizionario, "politica concreta, realistica, fondata sugli interessi del paese e sulla realtà (interna o internazionale) del momento e non sui sentimenti, le ideologie, i principi", frutto della mente, sulla fine dell'Ottocento, del cancelliere tedesco Bismarck. 

 

Ecco, all'Europa, ma in generale all'Occidente, è mancato un Bismarck e questo spiega la drammatica rottura con Putin, che Berlusconi e Bush regnanti era arrivato a un passo da entrare nella Nato mentre oggi per non avere la Nato alle porte è disposto a scatenare una guerra mondiale. So che le opinioni in merito alle responsabilità di ciò che sta accadendo in Ucraina sono diverse e a volte opposte e che in passato l'Occidente si è comportato in maniera da Cipro al Kosovo - assai diversa. Realpolitik, appunto, ma giunti al punto dove siamo occorre scegliere da che parte stare del mondo, indipendentemente da chi sia e dalle colpe del presidente pro tempore americano. Se la situazione dovesse ulteriormente degenerare non avrei dubbi: ai miei nipoti auguro un futuro in un mondo libero a trazione americana, non incerto sotto l'influenza di un tiranno russo che stupidamente abbiamo lasciato al suo destino.

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