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Green pass e divieti, così la sinistra sta sfruttando la pandemia per sopravvivere

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Pietro Senaldi
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Più dura la pandemia, più la sinistra ci guadagna. Per questo il ministro Speranza e il Pd cercano di prolungarla il più possibile, anche oltre la sua reale esistenza. Se il 31 marzo, come probabile, cesserà lo stato d'emergenza, la Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia vorrebbero che fosse archiviato anche il Green Pass, che sulla necessità di contenere il contagio si basa. Ma la parte sinistra della maggioranza non vuole sentire ragioni e il premier Draghi le dà sponda, mettendo la fiducia sulla trasformazione in legge dell'obbligo vaccinale per gli ultracinquantenni, che da metà mese tiene lontano dal lavoro i cittadini di mezza età che non si sono immunizzati. La Lega vorrebbe che l'obbligo decadesse con il calare del virus ma il presidente del Consiglio l'ha posta di fronte a un bivio: rinnegare la propria battaglia e inghiottire un altro rospo oppure votare contro il governo e metterlo a rischio, di fatto sfilandosi. È quello che sognano Letta, Conte e forse molti azzurri di governo nonché esponenti del variegato Centro: liberarsi di Salvini e affinare l'ampio cartello elettorale con il quale presentarsi alle prossime elezioni.

 

 

 

Capiamo la necessità del presidente del Consiglio di non aver problemi nella gestione del governo e di tirare dritto, ma è inevitabile rimarcare come, ponendo la questione di fiducia sul certificato verde, egli si presti al gioco dei giallorossi e dei loro potenziali alleati. La pandemia è stata una benedizione per il governo giallorosso, per Conte e per il Pd, in quanto ha mascherato le insanabili divisioni culturali e politiche dei due probabili alleati, l'inadeguatezza del fu premier e l'assenza di visione e realismo dei progressisti. Nei momenti di difficoltà, i cittadini si stringono intorno al governo contro il nemico esterno. Non ci sono solo l'istinto dirigista e la propensione liberticida dietro la ferma volontà di riaprire il meno possibile ostentata dalla sinistra di governo, e tantomeno essa è motivata da una reale preoccupazione sanitaria. Pesa piuttosto il calcolo politico, la volontà di tenere il Paese sospeso, attaccato a una ripresa da gestire solo dal potere centrale, con i soldi a debito dell'Europa e in perenne stato di allarme, di modo che le coscienze restino distratte e anestetizzate.

 

 

 

Il fatto che la destra di governo, in particolare la Lega, nemica numero uno degli sponsor di Draghi che vorrebbero prorogare l'attuale coalizione oltre la fine della legislatura, abbia perso consensi durante il Covid, anche e soprattutto per colpa sua, rinforza l'atteggiamento della sinistra. Speranza e Letta sfidano sul virus Salvini, mantenendo una linea oltranzista che va oltre le intenzioni esplicitate dal premier; il quale però continua a osservare le regole della pandemia come se fossero poco affari suoi e come se la Lega, ponendo questioni di buonsenso e libertà, disturbasse il manovratore. Invece Salvini e soci si preoccupano semplicemente di mettere il Paese in condizioni di ripartire il più possibile contando sulle proprie forze. 

 

 

 

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