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Vittorio Feltri agli studenti che spaccano tutto: "Ora sudate, i giovani si aiutano solo mandandoli a lavorare"

Vittorio Feltri
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Gli studenti tanto per gradire protestano e non rinunciano alle violenze, come se servissero a qualcosa. I loro cortei chiassosi non ci stupiscono, ormai sono un rito che celebrano per una sorta di vanità. Io non ho manco capito tutti i motivi della manifestazione, ma sospetto si tratti di scemenze, come tali erano quelle che mobilitarono i ragazzi della mia generazione. Basti pensare che ci riversammo nelle piazze per Trieste, di cui ignoravamo le vicissitudini. Erano gli anni Cinquanta. Nel Sessantotto ne abbiamo viste e fatte di ogni colore che molti lettori coi capelli bianchi ricorderanno. Naturalmente non cavammo un ragno dal buco, in compenso i giovani scatenati spalancarono le porte al terrorismo più bieco e sanguinario di sempre. Risultato: un plotone di morti ammazzati e niente altro. Quindi cretini eravamo noi e cretini sono i nostri figli e nipoti. Solo su un punto concordo con loro. Gli esami di maturità sono una scocciatura superflua. Infatti non certificano un tubo. Se un allievo ha frequentato le superiori con successo (e non ci vuole molto) fino al quinto anno, significa che è idoneo, altrimenti i professori avrebbero dovuto bocciarlo negli anni intermedi. Che senso ha dunque l'esame finale per uno che è giunto al termine del ciclo di studi senza intoppi? Non prendiamo in giro gli studenti con queste manfrine se non vogliamo che loro ci contestino. E veniamo agli incidenti in cui hanno trovato la morte un paio di rampolli che alternavano i banchi di scuola a un posto di lavoro quali apprendisti.

Uno dei due è vittima di tragedia stradale e non di sciagura accaduta mentre cercava di imparare un mestiere, che avrebbe agevolato il suo ingresso nel mondo della produzione. Noi ci preoccupiamo del futuro dei nostri eredi, ma dobbiamo pretendere che anche essi, invece di spaccare tutto, si costruiscano un avvenire sudando le famose sette camicie, come abbiamo fatto noi con fatica. Elsa Fornero, ex ministra del governo Monti, ha scritto per la Stampa di Torino un articolo lacrimoso teso a elogiare le nuove leve frustrate. Come se fossero oppresse da noi Matusa incapaci di garantire loro un futuro decente.Mala suaè una tesiforsematerna, ma profondamente ingiusta. Perché i giovani non hanno bisogno del nostro aiuto, si debbono impegnare per non affondare nella mediocrità. Chi è causa del proprio male se la prenda solo con se stesso. Gli adulti li hanno cresciuti a loro spese, pretendono gratitudine e non lagnanze infantili.

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