Luc Montagnier? C'è morte e morte, per un personaggio scomodo solo parole di circostanza
Tempo fa la morte di un calciatore della massima serie comportò commemorazioni (con tutto il rispetto per una brava persona) oltre ogni misura. Sarebbe stato lo stesso per un giocatore di rugby? Piccola premessa per un'analisi obiettiva, quindi impietosa, delle tracimazioni massmediologiche riguardo certe morti e le cortine fumogene per altre di persone che hanno fornito contributi più concreti per migliorare la qualità della vita e che alla fine sono risultati scomodi in quanto avversi ai poteri forti, specie se le tante primavere permettevano lussi che i più giovani in carriera, specie politica, non si potrebbero mai permettere (né tantomeno prenderebbero in considerazione).
Ancora tempo fa il sequestro di una piagnucolosa giornalista di un quotidiano di sinistra che si diceva rischiasse una giustizia sommaria; la sua (prevedibile) liberazione ebbe il potere di far interrompere i programmi televisivi per comunicare una gioia che avrebbe dovuto essere condivisa da tutti (come avvenne più di mezzo secolo fa per la difficile ma riuscita gravidanza di una famosissima attrice nostrana). Questa è l'Italia mediatica. Stesse modulazioni negli stiracchiati ditirambi per un musicista definito dopo morte sublime maestro se non sorta di padre dell'intera musica contemporanea. La recente scomparsa di un europarlamentare nostrano ha contemplato celebrazioni elevate a una sintesi di almeno una decina dei maggiori statisti di quest'epoca. C'era un genio della politica e restava confinato all'Europarlamento sia pure con una carica di prestigio? Con tutto il rispetto per una persona comunque garbata e misurata, si sono oltrepassati anche stavolta certi limiti. Lodi sperticate anche da parte di chi sapeva molto poco del personaggio.
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La fine altrettanto recente di un'attrice, certamente brava e brillante ma circoscritta per lo più ai ruoli tipici della commedia italiana ha dilatato a sua volta gli spazi massmediologici. Si deve però tristemente concludere stigmatizzando la morte ovattata di uno scienziato ormai novantenne che (lasciando da parte il suo Nobel, premio sempre più discusso) ha dato molto all'umanità con le sue ricerche e scoperte. Ma da tempo, con ostinazione e coraggio, remava contro una certa politica sanitaria. D'accordo, gli scienziati sono meno noti dei personaggi dello spettacolo (in senso lato) meritava però, torti o ragioni, qualcosa di più di spezzettate parole di circostanza.
di Marco Cosmai
*Psicoanalista-Sessuologo.