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Mattarella-bis, la politica ha mostrato la sua debolezza. Formigoni: è ora di tornare a lavorare

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 Dopo la settimana di fuoco dedicata all'elezione del Quirinale, ci troviamo con lo stesso Presidente del Consiglio e lo stesso Presidente della Repubblica. Non è cambiato nulla dunque? Sarebbe un errore grave il pensarlo. Tutti i partiti escono profondamente trasformati, e non in meglio. Il centrodestra, innanzitutto, è quello che, per inesperienza o vanagloria, appare come il più sconfitto. Nessuno dei candidati da lui proposto è stato eletto, non solo, ha messo in campo la figura storica più importante degli ultimi 20 anni, Silvio Berlusconi, e poi la carica più prestigiosa del parlamento, la Presidente del Senato Casellati, costringendoli alla resa. Oggi il centrodestra è fortemente diviso, spaccato, con i leader in polemica fra loro. 

E con prospettive diverse sul futuro del Paese, a quattordici mesi dalle elezioni. Ma ancora più diviso è il partito che stravinse le ultime elezioni politiche col 34% e sembrava destinato a cambiare il Paese. Il leader designato per tentare di metter pace tra le diverse fazioni, Giuseppe Conte, non è mai riuscito a imporre la sua leadership, nelle elezioni per il Quirinale si è mediocremente appiattito dietro l'alleato Enrico Letta, ed è sempre più probabile una scissione del movimento guidata dal ministro degli Esteri Luigi di Maio. Il Pd, forte della tradizionale esperienza della sinistra, ha avuto l'accortezza di non proporre formalmente alcun candidato e quindi nessuno dei suoi uomini è stato sconfitto. Certo, ha cercato di intestarsi la candidatura di Mattarella, ma perfino Salvini è stato più lesto nell'avanzarla quando si è visto che era inevitabile. 

Insomma, possiamo dire di avere assistito alla sconfitta sia della politica che dell'antipolitica. Troneggia la figura del'uscente-entrante Presidente della Repubblica come un vero Lord Protettore delle istituzioni, del Parlamento, del Governo. C'è da augurarsi che il governo tenga fino alla primavera 2023, ma è evidente che nel centrodestra, nel centro, e nel Pd, si siano aperte partite decisive per il futuro del sistema politico italiano. Nel frattempo Mario Draghi deve riprendere la forza verso i partiti che aveva mostrato nei primi mesi fino a poco fa. E Mattarella sia custode inflessibile e severo degli impegni dei soci di maggioranza verso il governo. La pandemia sembra evolvere positivamente, ma la situazione economica è altalenante e contraddittoria: a una crescita del Pil del 6,6% si contrappone una crescita dell'inflazione al 4,2%. Gli italiani, famiglie e industrie, temono una mazzata terribile per l'aumento delle bollette del gas e dell'energia. E anche l'avanzata dei progetti del Pnrr ha subìto in alcune regioni e in alcuni settori una fase di rallentamento o addirittura di stop. Attenzione amici, è finito il tempo delle chiacchiere, torna quello del duro lavoro.

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