Matteo Salvini positivo? L'affondo di Vittorio Feltri: "Ora tra i malanni della Lega c'è anche il Covid..."
La Lega, allora Lombarda, nacque negli anni Ottanta. Alle elezioni si presentò con pochissimi candidati, due dei quali ottennero il seggio, Bossi e Leoni. Nessuno li conosceva se non in qualche valle orobica o della provincia di Varese, dove, in alcuni comuni Alberto da Giussano strappò alla Dc dominante un numero di voti sorprendente. Il Corriere della Sera, di cui ero inviato, si incuriosì e mi chiese di stendere un pezzo su questo strano partito che si era segnalato perché criticava i meridionali, molti dei quali si erano impadroniti degli impieghi pubblici. Scrissi un articolo in tono simpatizzante, e dimenticai. Nel frattempo però Umberto si allargò. Mi recai a Pontida dove si svolgeva la festa annuale leghista e mi accorsi che i lumbard erano cresciuti e che la gente li inseguiva in massa. Cambiai registro e cominciai ad avvertire i lettori che il fenomeno nordista era destinato a diventare protagonista. Così fu.
Alle elezioni regionali lombarde dell'inizio degli anni Novanta, il Carroccio prese il 17 per cento. Subito dopo divenne sindaco di Milano un leghista, Marco Formentini. Ci avevo azzeccato nel pronosticare il trionfo di Bossi. Il resto, compresa la malattia del Senatur (bisognerebbe scrivere in milanese corretto Senator) è noto. All'epoca il motto del partito nordista era: "La Lega ce l'ha duro". Volgare ma efficace e perfino divertente. Adesso invece ha il Covid. Se lo è beccato Matteo Salvini e mi dispiace per lui e il suo partito crollato in pochissimi anni dal 34% europeo all'attuale 17. Un cedimento inatteso e preoccupante. Mi auguro non sia un tramonto, però mi rendo conto che il cosiddetto Capitano dal successo stia precipitando nel cesso. Un peccato che mi addolora perché avevo seguito per anni con entusiasmo la prodigiosa avanzata nordista. Ero convinto che essa fosse inarrestabile, e constatare che la Lega abbia innescato la retromarcia mi affligge.
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Supponevo che Salvini andando d'amore e d'accordo con Fratelli d'Italia avrebbe fatto saltare il banco, invece ora l'ex grande ministro dell'Interno, dopo essersi preso in saccoccia la rielezione di Mattarella, si è procurato pure il virus. Peggio di così non poteva andare. A questo punto all'ex simpatico Matteo conviene tirare fuori di nuovo il rosario e pregare la Madonna di dargli una mano per uscire da questa valle di lacrime. Per fortuna ci rimane la Meloni, abile a maneggiare la destra, altrimenti saremmo condannati a morire di sinistra, peggiore del Covid.