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Quirinale, Alessandro Sallusti: Mario Draghi presidente e poi affari suoi? Ma gli italiani sono nauseati

Alessandro Sallusti
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Vi proponiamo l'editoriale di Alessandro Sallusti, pubblicato su Libero di oggi, venerdì 28 gennaio, prima della fumata nera sul nome di Elisabetta Casellati.

Sarà oggi, come giurano più o meno tutti. Ma anche se il nuovo presidente dovesse essere eletto oggi, cosa per nulla certa - l'ultimo nome gettato nella mischia è quello di Franco Frattini - lo spettacolo andato in scena in questi cinque giorni non è piaciuto agli italiani. Ci hanno messo meno i ricercatori a trovare la pillola miracolosa per combattere il Covid - ieri l'agenzia del farmaco ha dato il via libera in Italia a quella della Pfizer, prima ad uso domiciliare - che i politici a indicare un sostituto di Sergio Mattarella che da ben sette anni si sapeva essere a scadenza gennaio 2022.

 

 

Con il paradosso che, dopo giorni di annunci a vuoto e candidati bruciati in poche ore, non è neppure escluso che alla fine si torni alla casella di partenza di questo gioco dell'oca: riconferma di Sergio Mattarella o l'investitura di Mario Draghi. Anche a noi che la politica, con i suoi riti e i suoi misteri, un po' appassiona, questo conclave ci lascia perplessi: non c'è pathos ma confusione, non battaglia ma una estenuante guerra di posizione e retrovia. Una cosa è certa: alla maggioranza degli italiani Sergio Mattarella e Mario Draghi piacciono e ai più risulta bizzarro, addirittura incomprensibile, che nessuno dei due schieramenti fino ad ora non se ne sia intestato almeno uno. Ma la politica è altra cosa, i suoi percorsi indecifrabili. Matteo Salvini, capo delle trattative per il Centrodestra, bene ha fatto a cercare nomi diversi e financo a mettere sul tavolo la figurina di Sabino Cassese, ma ora deve decidere se continuare questa estenuante esplorazione o calare nell'aula di Montecitorio una delle tante carte che il mazzo gli offre anche perché in mano, a questo punto, ne ha fin troppe e rischia di incantarsi.

 

 

Può essere che in mancanza di alternative percorribili il primo che dice "Draghi" vinca la posta, e poi sia il Parlamento a prendersi la responsabilità di bocciare l'attuale premier nel segreto dell'urna. Se anche la candidatura di Frattini, da pochi giorni presidente del Consiglio di Stato - su cui ha lavorato ieri Salvini in accordo, o almeno così risulta, con Giuseppe Conte suscitando l'ira di Renzi, del Pd e pure da Fratelli d'Italia, perché non concordata - dovesse evaporare, probabilmente lì si finirà: Draghi al Colle e poi saranno affari suoi tenere in piedi governo e legislatura. A onore del vero va detto chiaramente che tanta incertezza non è certo colpa del Centrodestra che almeno ci ha provato a inventarsi qualche cosa di credibile, prima la terna prestigiosa (Moratti, Pera, Nordio) poi nomi di peso come Casellati, Cassese e Frattini. A differenza di Enrico Letta che fino ad ora ha opposto soltanto una raffica di no. Verrebbe da dire "fate presto", lunedì inizia il Festival di Sanremo e stante così le cose sono certo che gli italiani cambierebbero volentieri canale, nauseati da tanta inconcludenza.

 

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