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Mario Draghi, il consiglio di Vittorio Feltri: "Se non la eleggono al Colle, li mandi tutti al diavolo. Vedrà che..."

Vittorio Feltri

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Caro Mario Draghi,
io ho rinunciato ad occuparmi di questa bagarre che precede, anzi accompagna, l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ammetto di non essere all'altezza di esprimere previsioni su chi vincerà il duello. Il quale neppure mi appassiona. Nella mia vita di cronista non molto ambizioso mi è capitato varie volte di seguire votazioni del tipo di quelle cui stiamo assistendo. E non mi sono mai fatto avvincere troppo dalla questione. Mai come nella presente circostanza ho ravvisato tanto interesse mediatico, e non riesco a comprendere perché la votazione in corso susciti tanto scalpore nei giornalisti, inclusi i miei colleghi di Libero che si dedicano ai lavori dei parlamentari con la stessa foga normalmente manifestata nel corso dei mondiali di calcio, pur essendo consapevoli che a Montecitorio non si segni neanche lo straccio di un gol.

 

 

A parte queste considerazioni introduttive, signor premier, dato che ci conosciamo da anni e che io per lei ho sempre avuto ammirazione e simpatia, mi permetto di darle un consiglio modesto. Dal momento che l'unico pienamente degno di salire al Colle è lei, non le rimane che far presente ai parlamentari il seguente elementare concetto, a mio avviso assai persuasivo. Eccolo: «Egregi signori, sappiate che, se vi faccio schifo quale capo dello Stato e non mi eleggete, io non mi straccio la grisaglia, ma vi mando al diavolo. Non posso andare al Quirinale perché ritenete che non sia idoneo al ruolo? Benissimo, arrangiatevi, il problema non è mio ma vostro che notoriamente non capite un tubo. Sia chiaro che lascerò tra qualche giorno anche Palazzo Chigi, dominato da una maggioranza di pistola, e vi cedo volentieri il timone del governo che mi brucia tra le mani. Già, mi avete sfibrato e pure annoiato, prendetevi l'esecutivo che io ho molte altre cose, meglio retribuite, da fare. Continuate pure a litigare, io mi ritiro a miglior vita promettendovi che guarderò alle vostre prodezze con sommo divertimento. Sgombero il campo dalla mia ingombrante presenza per gustarmi il disastro che sarete in grado di combinare senza di me».

 

 

Egregio Draghi, se lei farà una dichiarazione simile a quella che le ho suggerito, già domani i nostri politici le consegneranno il più alto Palazzo della Capitale, poiché non sapranno più che pesci pigliare. Coraggio, presidente, dia retta a un vecchio giornalista come me e lo scranno più ambito sarà suo, con merito. Auguri. 

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