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Mario Draghi al Quirinale? Se la democrazia sotto tutela si aggrappa ai tecnici: un caso pericoloso

Mario Draghi

Corrado Ocone
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Il governo di Mario Draghi è nato per affrontare una emergenza (sanitaria ed economica insieme) in corso. E con una formula (tecnico-politica) ed una maggioranza (di "unità nazionale", o quasi) atipiche. È nato per iniziativa di un politico di vecchio corso che, nella sua qualità di Capo dello Stato, ha chiesto un sacrificio ai partiti ed ha indicato come premier il "tecnico" più autorevole che l'Italia avesse a disposizione. A stato di emergenza, una risposta radicale. Bene. C'è però un'altra emergenza che incombe sul nostro Paese, da almeno un decennio ma acutizzatasi ultimamente: l'emergenza democratica. Non che noi si sia, vivaddio!, in un regime illiberale, o addirittura in una "democrazia sanitaria", come dice qualche buon tempone, L'emergenza consiste nel fatto che la democrazia è come commissariata e il voto dei cittadini sembra essere ininfluente o quasi.

 

 

PROFONDA CRISI
Il sistema politico e i partiti sono in una profonda crisi e i Presidenti della Repubblica devono inventarsi soluzioni "tecniche" o soluzioni politiche eccentriche, comunque affidando il governo a personalità non elette. Il Pd ne sa qualcosa. Assistiamo, per dirla in soldoni, ad una sorta di democrazia sotto tutela e di sovranità popolare dimidiata. Non dico che, ad esempio nel caso del governo Draghi, se ne potesse fare a meno, ma tenere sempre ben presente che il problema esiste deve essere un compito prioritario per chi ha a cuore le sorti della Repubblica.

 

 

LE OPZIONI
È per questo motivo che certe soluzioni che si ipotizzano in questi giorni sui giornali del rebus Quirinale a me fanno un po' rabbrividire. Si dice, soprattutto a sinistra, che l'Italia non possa fare a meno di Draghi e che è meglio metterlo al sicuro per 7 anni al Quirinale, affidando il governo a un altro tecnico di sua fiducia. E giù con i nomi di Marta Cartabia, Elisabetta Belloni, Daniele Franco, Vittorio Colao . Nulla di personale contro queste esimie personalità ma mi chiedo: può l'Italia permettersi due "tecnici" al comando, con la politica messa all'angolo? Se i partiti non sono ancora "maturi" o "responsabili" (il che è tutto da dimostrare), siamo sicuri che il modo migliore per responsabilizzarli sia quello di tenerli fuori dal potere effettivo, in una sorta di quarantena o isolamento coatto? Draghi, di cui non si conoscono le propensioni politiche da privato cittadino, è sicuramente una "risorsa" per lo Stato, preziosa in questo momento, ma rimane un non politico e un uomo non di partito. A volte servono anche costoro, ma una democrazia senza politica e senza partiti semplicemente non può esistere. Ne siamo almeno consapevoli?

 

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