Quirinale, l'affondo di Vittorio Feltri: ai politici interessa solo la poltrona
Meno male che domani si vota per eleggere il capo dello Stato, il che significa che tra poco - si spera - non si parlerà più del Quirinale come della cosa più importante per l’Italia. Insomma, tra qualche giorno, sapremo chi sarà il padrone del Colle e anche noi giornalisti la smetteremo di rompere le balle ai lettori e agli ascoltatori con le trattative riguardanti il nome che sarà prescelto. Sulla rosa dei papabili sono già stati scritti 120mila articoli, uno più scemo dell’altro, non perché i cronisti siano tutti stupidi: è la nostra politica che nuota nell'idiozia e coloro che scrivono sono costretti ad adattarsi al clima romano. Adesso mi espongo.
Da mesi sostengo che il nuovo presidente della Repubblica sarà Mario Draghi. Non lo dico perché sia innamorato di lui, ho tanti difetti ma non sono gay. Il problema a mio avviso è un altro. Anzitutto non ci sono parlamentari che desiderano lo scioglimento delle Camere, per varie ragioni, la più importante delle quali è che nessun deputato e nessun senatore aspira alla disoccupazione. Ovvio, senza indennità di carica non camperebbero, e le possibilità di essere rieletti sarebbero poche. Allora tanto per fare un po' di casino, i politici hanno pensato di candidare Berlusconi, il quale se venisse votato ci sarebbe da morire dal ridere: immaginate la faccia di Marco Travaglio e quella dei suoi innumerevoli detrattori. Pagherei una cifra affinché si verificasse una simile eventualità, ormai dal Palazzo non mi aspetto altro che mi faccia divertire. Poi vi risparmio l'elenco di altri pretendenti al trono: Casini e Franceschini, che stanno alla più alta istituzione nazionale come io sto alla direzione musicale della Scala.
L'unico nome che non faccia venire l'orticaria né al popolo né ai suoi rappresentanti (si fa per dire) è Draghi. Dal quale, peraltro, chiunque bazzichi per Montecitorio e luoghi affini spera in cuor suo di essere commissariato. Infatti finché c'è lui c'è speranza di sopravvivenza. Altrimenti, chiunque arrivasse al posto suo, creerebbe un grave problema: chi potrebbe garantire la continuazione dello status quo? Quando si parla di poltrone c'è poco da scherzare. Basti pensare a Napolitano, pur di non andare a casa i politici lo confermarono per un secondo mandato, inclusi gli anticomunisti storici che nella circostanza passarono sopra al fatto che il presidente rosso, rosso come Pol Pot, avesse approvato l'invasione della Ungheria da parte dei carrarmati sovietici. E si dice oggi che Berlusconi sarebbe divisivo. Ma andate in mona. Parliamoci chiaro una volta per tutte: siccome Draghi è l'unico uomo non espresso dagli intriganti partiti, è anche il solo di cui ci si possa fidare. Anche perché a lui toccherebbe nominare il proprio successore quale primo ministro e, supponiamo che designerebbe un tizio a sua immagine e somiglianza garantendo alla marmaglia dei politici la sopravvivenza in aula. Accetto scommesse, anche onerose, che la vicenda si concluderà così. O peggio?