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Il Pd muore a casa di Giuseppe Conte: che brutta fine per Enrico Letta

Giovanni Sallusti
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La sinistra italiana finisce così, nel centro di Roma, a casa di Peppino Conte, e non è un bell'epilogo. Essì, perché per condividere le mosse del risiko quirinalizio con i soci di quella che solo Il Fatto Quotidiano può chiamare seriamente "coalizione progressista" (l'accozzaglia giallorossa), il segretario del Pd si è recato nell'abitazione privata dell'avvocato di Volturara Appula. Sparring partner Roberto Speranza, il giovane nato veterocomunista, ma è folklore, stiamo alla sostanza. Che è anche immagine, ovviamente, l'uomo è animale simbolico, se è politico lo è doppiamente. E dal punto di vista della simbologia, questo pellegrinaggio col cappello in mano di chi dovrebbe rappresentare l'eredità della sinistra comunista e democristiana a casa di uno che politicamente incarna il nulla, è semplicemente una disfatta. Il nulla detto senza nessuna forzatura polemica, in senso tecnico. 

 

Giuseppe Conte era tecnicamente il primo che passava per strada (anzi il secondo, il primo era il professor Giulio Sapelli) e che risultava funzionale come collante dell'innaturale maggioranza gialloverde. Era talmente vuoto di contenuto politico e valoriale, l'assistente di Guido Alpa, che passò in mezz' ora da governare con la Lega a governare col Pd, un triplo carpiato ideale. Per lui era indifferente, l'importante erano la pochette nel taschino, il legalese pseudoforbito nelle conferenze stampa, la (auto) convinzione di essere un leader. Quando, ormai è manifesto, è solamente l'esecutore fallimentare del progetto pentastellato, un gradino sotto Di Maio, che perlomeno ha delle truppe personali. Mentre lui, e in questi giorni è emerso drammaticamente, non solo non controlla le strategie del partito (ora e sempre manovrate da Grillo) ma nemmeno i voti dei suoi parlamentari. 

 

Ed è da uno così, totalmente privo di pregresso politico-culturale e di peso numerico nella partita delle partite, che si reca servizievole quello che in teoria è il capo della sinistra italiana. E l'uscio di casa Conte diventa il plastico approdo della dottrina-Bettini: il Pd come subordinata, succursale, spin-off dell'M5S. È tutta una storia che evapora, una storia che non è la nostra, ma che insomma nel Novecento ha avuto uno spessore politico, un radicamento sociale, perfino un'egemonia culturale. Da Gramsci alla Casaleggio&Associati, dalla svolta della Bolognina al tweet dettato da Casalino e copia&incollato da tutti i commensali, Letta come spalla anche social di Giuseppi. È davvero una brutta morte.

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