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Vigliacchi Talebani, la guerra è finita e abbiamo perso. L'analisi di Andrea Pasini

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La guerra è finita e abbiamo perso. Provo vergogna a scrivere queste parole. Io, Andrea Pasini, che solitamente vi scrivo come imprenditore, questa volta metto da parte la mia professione e vi scrivo come uomo, come padre di famiglia e come Occidentale. Sono disgustato dal silenzio dei nostri rappresentati politici su quello che sta accadendo in Afghanistan. I tagliagole hanno preso il potere a Kabul e tutto quello che è stato fatto per garantire la libertà dei cittadini in tutti questi anni  è andato distrutto in pochi mesi. Non esiste più libertà, non esiste più dignità, specialmente per le donne in quello Stato, e i nostri politici, una certa stampa e i paladini dei diritti, sopratutto delle dome, stanno semplicemente a guardare in un silenzio a due poco scandaloso. 

Mi fa rabbia pensare che solo qualche mese fa qualcuno parlasse addirittura di «dialogo» con queste persone, se così si possono definire. Io mi domando come si possa solo pensare di dialogare con persone prive di umanità. Negli ultimi mesi i talebani hanno annunciato il divieto di ogni tipo di manifestazione in tutto il Paese, affermando che queste ultime «disturbano la vita normale, molestano le persone» e creano problemi di sicurezza. Ma ci rendiamo conto? Ma c’è molto di peggio.

Le prese di posizione più drammatiche sono quelle che riguardano le donne. Il regime talebano impedisce loro di viaggiare da sole oltre un raggio di 72 chilometri. Le donne non possono nemmeno guidare, né tantomeno prendere un taxi se non accompagnate e con il velo. Le emittenti televisive non possono trasmettere programmi dove le protagoniste sono attrici, le donne non posso comparire sui manifesti pubblicitari e le loro forme non possono apparire nemmeno nei manichini dei negozi. Il governo della provincia di Balkh è arrivato persino a vietare l’utilizzo dei bagni pubblici alle donne. Una violazione dei diritti umani senza precedenti. Non solo la maggior parte delle famiglie afghane non ha accesso all’acqua, ma le donne si trovano a utilizzare regolarmente i beni pubblici per il rituale di purificazione richiesto dalla legge islamica. Ci troviamo davanti a un trattamento inumano. Come si può stare in silenzio davanti a un regime che non assicura le condizioni igieniche di base ai suoi cittadini? E come si può stare in silenzio e non prendere posizioni forti contro chi tratta le donne come degli essere inferiori? Siamo arrivati alla follia. Ma ci rendiamo conto che nel 2022 ancora esistano situazioni così gravi e lesive della dignità e della libertà degli essere umani?

Una giornalista aveva esaltato il dialogo sulle pagine del quotidiano la Stampa, dicendo come quest’ultimo «implica da entrambe le parti un po’ di riconoscimento di un minimo di umanità». Vorrei farle una domanda e vorrei chiedere a tutti voi, dov’è questa umanità? Questa gente che uccide senza pensarci un attimo sarebbe umana? Questa gente che minaccia, impaurisce tramite la forza e i soprusi chiunque non sia d’accordo con la loro linea dittatoriale, che tratta le donne come essere inferiori e non gli riconosce nessun diritto può mai essere umana? Io dico di NO! 

E noi, che stiamo in silenzio a guardare, siamo forse migliori di loro? No, non siamo migliori ma siamo complici di questi esseri spregevoli. Il G7 si era limitato, dopo che gli americani avevano deciso di ritirare il proprio esercito, a chiedere protezione dei civili e funzionamento dell’aeroporto di Kabul sino al termine della evacuazione, auspicando una cornice internazionale per una risposta umanitaria coordinata, di sicurezza e politica. Come può bastare davanti a una situazione come questa? Stiamo forse diventando così cinici da essere completamente disinteressati alle sorti di queste persone? Che vergogna.

Vorrei che i nostri giovani guardassero al di là della loro quotidianità e iniziassero a lottare per un mondo migliore e più giusto. E soprattutto vorrei vedere che i nostri politici una volta tanto tirassero fuori gli attributi e iniziassero seriamente a farsi sentire a livello internazionale per cercare di fermare questa infame strategia dittatoriale che adotta la violenza, i soprusi, che tortura e uccide donne e uomini che si oppongono a questa infame dittatura che si è sostituita al governo afgano. Solo così possiamo sconfiggere i talebani e impedire che l’indifferenza ci trasformi in bestie come loro.

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