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Quirinale, Alessandro Sallusti e la chiave sblocca-Quirinale: "Solo Silvio Berlusconi sa il perché di quelle parole"

Alessandro Sallusti
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La partita del Colle è tutta in un cognome: Letta. Già, perché nel campo del centrodestra a guidare le operazioni è Gianni Letta- per tutti "il dottore" perché solo a nominarlo vien paura - dal 1987 uomo ombra di Silvio Berlusconi con potere di vita e di morte su tutto ciò che si muove da quelle parti e non solo. Mentre a capo dell'esercito della sinistra c'è il suo nipote prediletto, Enrico Letta, segretario del Pd. Da tempo zio, 86 anni, e nipote, 55 - eredi di nonno Vincenzo, sopravvissuto al terremoto della Marsica del 1915 che gli sterminò la famiglia e poi avvocato e podestà di Aielli in Abruzzo- si incrociano da apparenti rivali sul ring della politica. "Se Gianni è stato il Richelieu di Berlusconi, Enrico è stato il Mazzarino di Prodi", scrisse nel 2011 il collega Mattia Feltri quando i due Letta furono decisivi per la partenza del governo Monti.

 

 

E oggi ci risiamo, "Letta continua" verrebbe da dire. Un binomio che ha sempre messo sul chi va là i colonnelli e i cortigiani di Silvio Berlusconi. "Ma per chi gioca il dottore?" è la domanda ricorrente dalle parti di Arcore ogni volta che c'è da affrontare una situazione critica e Letta senior immancabilmente scende in campo. Domanda che lascia indifferente il Cavaliere: lui del dottore non solo si fida ciecamente bruciando le tappe fino a che si è imbattuto in Matteo Renzi, che da premier lo ha travolto a sorpresa (il famoso "Enrico stai sereno"). Come lo zio sa che le vittorie e le sconfitte non sono mai per sempre, è tornato in scena e da segretario del Pd deve dire per forza - se no i suoi lo ammazzano - cose stupide tipo quella di ieri sul Centrodestra che non ha diritto di portare un suo uomo al Quirinale anche se avrebbe i voti.

 

 

Ma Enrico, che stupido non è, le cose serie sa come e con chi trattarle. Certo, questa volta rischia grosso perché se la partita del Quirinale gli sfugge di mano i suoi lo aspettano all'uscita. E in quel caso non ci sarà nessuno zio a poterlo salvare. ma mantiene con lui due livelli di rapporto. Il primo è quello noto agli addetti ai lavori, il secondo è esclusivo e segreto, paragonabile solo a quello con Fedele Confalonieri. Di lì non si passa, nessuno lo ha mai perforato per cui quando il dottor Letta esterna - come ha fatto nei giorni scorsi - lasciando intendere di non vedere bene Berlusconi al Quirinale attenti a tirare conclusioni affrettate, solo Berlusconi sa il perché e il percome di quelle parole. Poi c'è l'altro Letta, figlio di Giorgio - insigne professore, matematico all'università di Pisa - fratello di Gianni. Dallo zio ha imparato l'arte della politica e l'ha messa in pratica 

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