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Quirinale, chi sogna un golpe pur di sbarrare la strada a Silvio Berlusconi: la bassezza di Marcello Sorgi

Corrado Ocone
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Dietro lo stile garbato e i toni quasi curiali, ultimamente Marcello Sorgi lancia a intermittenza dei veri e propri missili dal quotidiano che ha diretto e di cui oggi è notista politico, La Stampa di Torino. Qualche tempo fa - vi ricordate? se ne uscì quasi perorando un governo dei militari qualora i partiti non avessero dato a Mario Draghi l'appoggio necessario. Ma una testata altrettanto pesante, Sorgi l'ha lanciata ieri, quasi di sfuggita, parlando della possibilità che Sergio Mattarella, contro la sua stessa volontà (almeno quella palese), ci ripensi e sia confermato al Colle. Una eventualità che, di colpo, sembra appassionare commentatori ed editorialisti che solo fino a poco tempo fa la consideravano come molto remota. E, guarda caso, il tutto avviene dopo un apparentemente casuale endorsement di Enrico Letta, che, durante un'intervista televisiva, a domanda precisa, ha risposto che Mattarella di nuovo al Colle per lui e il suo partito «sarebbe il massimo».

 

 

CASO LIMITE
Finora gli editorialisti prendevano sul serio questa ipotesi solo in un caso estremo, e cioè in quello in cui, dopo un infinito numero di votazioni, non si fosse giunto ad alcun risultato. A quel punto, si diceva, i leader di tutti i partiti, e tutti insieme, come era successo la volta scorsa con Giorgio Napolitano, si sarebbero recati al Colle supplicando il Capo dello Stato a restare per il bene della Patria. Un caso limite, ma un ragionamento coerente. Ora, però Sorgi affaccia e dà come probabile un'altra ipotesi. Che, considerata a freddo, è davvero molto inquietante. Lo fa sotto la forma di monito a Silvio Berlusconi, la cui candidatura, dice, cresce di giorno in giorno grazie a una accorta strategia che però sottovaluta un elemento. E cioè il fatto che proprio la concreta eventualità di farcela potrebbe far cambiare idea a Mattarella.

 

 

"C'è un unico aspetto- scrive Sorgi- che nel suo piano strategico il Cavaliere sta sottovalutando: è proprio l'eventualità, che giorno dopo giorno acquista consistenza, che Berlusconi possa riuscire, che potrebbe spingere Mattarella a un ripensamento sul bis, sull'onda di una sorta di armistizio generale o quasi tra le forze politiche preoccupate di ritrovarselo davvero al Quirinale". Il concetto è chiaro, a parte lo stile stranamente criptico e la formula ambigua: di quale armistizio si tratterebbe se la riconferma soddisfarebbe solo una parte, e per giunta minoritaria, dei Grandi Elettori? Ma la cosa che davvero preoccupa è che, in questo ragionamento, un Presidente che è stato sempre attento alla forma (se non allo spirito) della Costituzione di colpo rinuncerebbe alla sua immagine di terzietà e abdicherebbe ai doveri della sua funzione per farsi strumento di un disegno di parte. Inutile girarci attorno: sarebbe un vero e proprio colpo di Stato! Pur di sbarrare la strada a un candidato che ha tutti i requisiti per diventare Presidente della Repubblica in uno Stato democratico, Mattarella, come uno XI Jimping o un Putin qualsiasi, si candiderebbe per un altro settennato.

 

 

DETERIORAMENTO
Sicuramente anche al Presidente sarà parso che Sorgi ancora una volta l'ha sparata grossa. E non lo prenderà sul serio. Ma il semplice fatto che un cronista sempre ben informato, e per di più uno dei più autorevoli giornalisti italiani, abbia potuto e voluto riportare e dare per probabile una manovra del genere, dà molto da pensare. Sia sul deterioramento complessivo del nostro sistema politico e istituzionale, sia sulla mancanza di ogni remora da parte della sinistra (perché di questo si tratta) a usare ogni mezzo pur di raggiungere i suoi obiettivi. E, pazienza, se ne va di mezzo la democrazia

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