Cerca
Cerca
+

David Sassoli, la propaganda no-vax non conosce pietà: il peggio di sciacalli e idioti

Renato Farina
  • a
  • a
  • a

È una vecchia storia. La bestia, che abita l'umanità di qualsiasi epoca e colore, di tanto in tanto balla e gode per la morte del nemico. Nemico? Che vi aveva fatto David Sassoli, non era nemico di nessuno, cercava di riparare senza chiasso le ferite riapertesi in lui di un'antica fragilità immunitaria. Chi gli voleva bene - piangendo di vergogna lo ha fatto David Carretta, giornalista di Radio Radicale - è costretto a sollevare il lenzuolo del pudore e della pietà per spiegare le ragioni del decesso, così da fermare gli artigli sulla salma: dieci anni fa Sassoli aveva lottato e vinto contro la leucemia, e un trapianto di midollo l'aveva restituito alla famiglia e al lavoro politico. Nessuna scena, niente tivù del dolore, ma un lieve pallore persistente. Lo ricordo per un suo sorriso e un saluto gentile in aeroporto. Che aveva fatto per procurarsi dei nemici? La mitezza è una colpa terribile, stimola le dentature dei caimani. Prendendosi la responsabilità che tocca alle autorità elette dal popolo, le quali devono un po' dimenticare i propri guai, mitemente aveva invitato i cittadini europei, del cui Parlamento era presidente, a prendersi cura di sé e dei più deboli (forse pensava persino a sé stesso) vaccinandosi. 

 

 

Non importa che tra tutti fosse il più indifeso e il meno invasivo. Era per i no vax militanti la carcassa perfetta da esporre sui social come prova del fatto che chi ti vuole vaccinare è un assassino e che talvolta per sbaglio ammazza sé stesso. Infatti Sassoli aveva invitato a vaccinarsi, dunque si era vaccinato, seguendo le sue stesse indicazioni, e quindi era morto. Hanno applicato alla successione temporale il classico sofisma degli idioti. Il "dopo di ciò" è diventato con un abracadabra "a causa di ciò". I medesimi no vax, quando in autunno Sassoli si era ammalato di polmonite, ne avevano individuato subito la causa, la vaccinazione. A gennaio intuendo il vicino decesso di Sassoli - stante lo scivolare della tristezza negli occhi degli amici- hanno apparecchiato con cotillon vergognosi il suo letto di morte.

Un tale mentre quest' uomo agonizzava, con la moglie e i due figli intorno, ha osato scrivere: «Sassolini ma il vaccino non proteggeva da conseguenze gravi? Che meraviglia. Sono tanto felice». Il tutto tempestato come fossero lapislazzuli da una parata di faccine sghignazzanti. A morte annunciata uno tra i primi a intervenire è stato il filosofo del diritto Paolo Becchi. Ha manifestato un "rispetto" di circostanza per la morte. Ha messo una virgola. Senza neppure andare a capo, si è messo a a sezionare il cadavere del presidente. Ha innescato le parole bomba, dando così il "la" al fuoco d'artificio dei dementi. Alle 8 del mattino Becchi ha twittato: «Ma è morto in seguito alla terza dose? Non c'è nessuna correlazione? Non rendete pubblica neppure l'autopsia? O non la fate neppure? Costringete la gente a vaccinarsi e a morire. State costruendo una tirannia sanitaria mai esistita prima». Due le parolette magiche: nessuna correlazione. Si sono trasformate nell'hashtag #nessunacorrelazione, un modo per essere fichi, fichissimi pisciando ironia sullo strazio di una famiglia e degli amici.

 

 

Quella di Becchi, spero involontariamente, è stata la prima mossa, diciamo che ha tenuto ferma la preda per la successiva fase dello scempio: dopo lo sventramento pubblico quasi fosse una bambola di pezza, se ne deve straziare la reputazione con la derisione, che è peggio del sasso aguzzo dell'invettiva, perché tenta di spalmare sulla memoria di un uomo il ridicolo. Il fatto è che David Sassoli non era nemico di nessuno, non ha combattuto nessuna guerra contro gente disarmata. È lui che giace disarmato, e da lontano - perché sono vermi - si scalmanano i coyote.

Non sono tanti, pare che questa ondata da vomito sia stata scatenata da 180 account, dei quali molti sono moltiplicazioni del medesimo deficiente. Ma a colpire è il silenzio dei no vax della zona grigia. Non dovrebbero starsene lì inerti, a guardare lo spettacolo come se non c'entrassero. Mi ricordano certe comunità islamiche nella cui pancia menefreghista trovano comoda ospitalità i terroristi islamici. Così si diventa complici dell'abominio. 

Dai blog