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Quirinale, Vittorio Feltri: "Stop al toto-nomi. Eviterei dementi e comunisti, il resto va bene"

Vittorio Feltri

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A me del presidente della Repubblica che verrà non importa un cavolo. Mi piaceva Francesco Cossiga perché era una persona franca e perbene, ma questo non significa niente. Da vari giorni a questa parte sui giornali e in televisione non si parla d'altro: chi sarà il nuovo capo dello Stato? L'interrogativo in certi momenti assume un tono angoscioso, come se eleggere il rappresentante della Unità nazionale fosse una impresa titanica, mai affrontata in questo Paese. I commentatori più importanti (inesistenti ma petulanti) ripetono che i nomi più accreditati sono quello di Draghi e Berlusconi. E continuano fino alla noia a cantare le virtù e i limiti di entrambi. E giù ipotesi su quale dei due possa vincere la partita.

 

 

Intanto non succede niente perché mancano ancora venti giorni all'inizio delle votazioni. Chiacchiere tediose e inconcludenti dato che solo il Parlamento, il quale è un bordello, potrà scegliere colui da incoronare. Si tenga conto che alla Camera c'è un gruppo misto: nessuno è in grado di sapere chi indicherà quale garante della Costituzione, che poi è un ferro vecchio. Ma la cosa più sconvolgente è il fatto che il prossimo capo dello Stato sia considerato decisivo per le sorti dell'Italia, quando in passato sul Colle abbiamo spedito uomini probi, ma non certo fenomeni. Ricordo Gronchi, che pochi cittadini conoscevano eppure lo accettarono come una pioggerellina di marzo, poi vennero altri signori non particolarmente brillanti, tipo Segni, che non era il Maradona delle istituzioni, quindi venne Saragat, detto l'alzabarbera, e molti altri che cito alla rinfusa: Leone, Pertini, Cossiga, quindi Scalfaro, Ciampi, Napolitano, comunistone senza freni, quindi Mattarella di cui sappiamo vita e miracoli (pochi). Tutta brava gente, per carità, ma un liberale quale Einaudi al Quirinale non si è visto più se non nei libri di storia internazionale contemporanea.

 

 

E allora mi domando per quale motivo adesso dovremmo stracciarci le vesti perché non abbiamo sottomano un campione del mondo da issare sul Colle? Accontentiamoci di quello che passa il convento, purché non sia un demente e magari non un comunista, visto che lo abbiamo già assaggiato. Insomma cerchiamo di non esasperare i toni in attesa degli scrutini: Berlusconi viene dipinto come il demonio quando invece è uno che nella vita ha realizzato imprese colossali e forse qualcosa di più, Draghi è un altro di alto livello, più alto rispetto ai suoi concorrenti, Gesù non mi pare disponibile a scendere a Roma. Tranquilli, chiunque sarà il successore di Mattarella, date le premesse, converrà accettarlo senza fare tante inutili polemiche. 

 

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