Pietro Senaldi contro i terroristi del Covid: "Perché Draghi deve ignorare i chiusuristi rossi"
Domani con ogni probabilità il governo cambierà nuovamente le regole per contrastare l'epidemia di Covid, che in termini di contagi si sta diffondendo a ritmi mai toccati in due anni ma a livello di terapie intensive e decessi è ben lontana dalla drammaticità della primavera 2020 o dell'inverno scorso. Due sono i temi caldi sul piatto: il lavoro e la scuola, come ripartire lunedì prossimo, quando sarà finita questa lunga pausa natalizia. Indipendentemente da quali saranno i dettagli delle scelte definitive, pare chiara la direzione: Draghi spinge a tavoletta sulla vaccinazione di massa. Ogni decisione è funzionale ad aumentare gli immunizzati, perché il loro crescere, anche se non impedisce alla popolazione di ammalarsi, garantisce alla stragrande maggioranza dei positivi di non subire conseguenze gravi dal virus e, a meno che non si sia molto avanti negli anni e si soffra di patologie pregresse, di non passare all'altro mondo. Il 97% dei decessi infatti riguarda ultraottantenni con una cartella clinica gravata già da tre o quattro malattie. Quanto al lavoro, il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha preannunciato che si va verso il Green Pass rafforzato: ammessi in ufficio o in fabbrica solo i vaccinati da meno di sei mesi o i guariti da meno di novanta giorni; il solo tampone negativo non basta più. È un provvedimento conseguente a quello che, una settimana fa, ha impedito ai non vaccinati di prendere treni, aerei o mezzi pubblici.
Allora le resistenze di M5S e Lega avevano salvato i lavoratori non immunizzati ma domani il governo tornerà all'attacco. Si annuncia uno scontro durissimo, perché l'osservazione grillina secondo cui gli occupati sarebbero discriminati rispetto ai disoccupati non è peregrina e perché molte aziende sono contrarie a questo giro di vite. Preferirebbero l'introduzione ufficiale dell'obbligo vaccinale, che risolve loro un problema, piuttosto che questa imposizione surrettizia, che invece glielo crea, costringendole a rinunciare a una forza lavoro o a sostituirla in tutta fretta. Il fatto che, con ogni probabilità, Draghi si assumerà i rischi della sfida, spaccando - alla vigilia della corsa al Quirinale, alla quale tanto tiene - sia maggioranza sia, al loro interno, gli schieramenti di destra e sinistra che la sostengono, fotografa quanto il premier sia persuaso che il vaccino sia l'unica via per uscire dal tunnel. I dati gli danno ragione e lo dimostra anche questo periodo natalizio, durante il quale i vaccinati possono vivere esattamente come due anni fa. Quanto alla scuola, l'ex banchiere trova sulla sua strada il ministro Speranza, il governatore De Luca e tutto l'esercito dei chiusuristi rossi-giallo-rossi, reduci e orfani della premiata ditta di carcerieri Conte-Casalino.
Poiché il 20-25% dei positivi è in età scolastica- ma probabilmente il dato reale è superiore, perché i giovani fanno meno tamponi, specie durante le vacanze-, da più parti è stata sollevata la proposta di ritardare il rientro in classe, tornando alla famigerata didattica a distanza. Contro l'idea si sono scagliati i presidi, ma per la verità essa non piace alla grande maggioranza dell'esecutivo, che si rende conto che la chiusura delle classi è incompatibile con la campagna di vaccinazione dei bambini appena lanciata. Spingere mamma e papà a inoculare i propri adorati pargoli per poi doverli lasciare a casa equivarrebbe al tradimento di un patto fatto tra lo Stato e i genitori sulla testa dei figli. Pure a scuola dunque, se cambierà qualcosa, sarà nella direzione di penalizzare i non immunizzati, salvando le lezioni in presenza per i minorenni vaccinati. La Lega ed M5S, sono in trincea e gridano alla discriminazione degli alunni, con speranza più concrete di spuntarla rispetto al tema lavoro. Comunque andrà domani, è certo che il governo, a prescindere dai ricoveri, utilizzerà il dato dell'aumento dei contagi, che secondo gli esperti durerà qualche altra settimane, per rinforzare la barriera tra vaccinati e no, lasciando questi, fintanto che sani, al loro destino.