Roberto Speranza, l'affondo di Pietro Senaldi: "Basta tamponi alle persone sane, ecco cosa rischia l'Italia"
eri è stata la giornata del record assoluto di nuovi contagiati, 78mila, più o meno come se tutta la città di Varese si ammalasse di colpo, ma in terapia intensiva sono entrate solo 19 persone, per un totale di 1145 ricoverati. Il tasso di positività, con oltre un milione di tamponi eseguiti, è sceso al 7,6%. Calendario alla mano, è l'effetto dei cenoni e dei pranzi di Natale. Esattamente un anno fa di questi tempi facevamo 58mila tamponi con un tasso di positività al 12,4% e in terapia intensiva c'erano più del doppio delle persone (2.565), malgrado il Paese fosse in lockdown da due mesi. Il governatore veneto Zaia, da sempre avanti nella lotta al virus, ha contato nella sua Regione 7.400 infetti in più in ventiquattr' ore, "perché facciamo più test degli altri", è la sua spiegazione. Più cerchi, più trovi, questa è la regola.
La domanda adesso è quanto ci convenga cercare con una percentuale di positivi asintomatici così alta e se la variante Omicron, che presto sarà prevalente, a differenza del virus originario non scende ai polmoni e quindi è meno letale, visto che i 202 decessi di ieri sono addebitabili alla Delta. Zaia si è dato la risposta: bisogna fare i tamponi solo ai sintomatici, anche perché la corsa al test ha mandato in riserva i magazzini e presto non sarà più possibile fare l'esame neanche restando in coda tre ore davanti alla farmacia. Difficile dare dell'irresponsabile in materia di test al governatore che, unico, ha tamponato un intero paese, Vo Euganeo. Quello dei tamponi è solo uno dei problemi che la quarta ondata del virus, così diversa dalle altre, pone. Il governo Draghi, contrariamente al precedente di Conte, non vuol fermare l'economia, potendo contare sui vaccini, e scommette tutto sulla profilassi. Ha cambiato strategia su molte cose ma non sulle quarantene e i test, dove finora segue la linea del tremebondo ministro Speranza.
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Oggi si riunisce il Comitato Tecnico Scientifico per studiare la situazione e fornire un consulto all'esecutivo ma, conoscendo i componenti dell'assise, c'è da toccare ferro. Ecco le principali questioni sul piatto. La caccia al tampone da parte dei sani rischia di costare cara ai malati, molti dei quali devono aspettare giorni per fare il test perché le farmacie sono intasate da persone che vogliono essere sicure di essere negative prima di andare a un cenone o a visitare il nonno o andare in vacanza. Non si può neppure prendersela con loro più di tanto, visto che l'esecutivo ha imposto il tampone a chi torna dall'estero. In tempi di ristrettezze, occorre badare all'essenziale, magari con una corsia preferenziale ai sintomatici e ai conviventi dei positivi accertati. Quarantena dei sani: in Francia ieri sono stati registrati 178mila contagi. E' probabile che presto ci arriveremo anche noi. Con le regole attuali questo comporterebbe tra una quindicina di giorni una decina di milioni di persone in clausura. Il Paese non se lo può permettere, si fermerebbe. Siccome la difesa dell'economia è la strategia fondante dell'azione del governo, bisogna cambiare. Si pensa a una riduzione da sette a tre giorni della quarantena dei vaccinati, ma sarebbe una soluzione del cavolo, che porterebbe al paradosso di persone che restano a casa da negative e tornano a uscire una volta diventate positive.
L'unica via è smetterla con i sani in quarantena. Il governo spinge sulle terze dosi al punto da averle di recente consentite, e quindi di fatto consigliate, anche a soli quattro mesi dalla seconda iniezione; in più ci già sta dicendo che occorrerà un quarto giro, magari a soli cento giorni dal terzo. Il cittadino ormai ha più punture che se infilasse il braccio in un alveare. Con questi dati di letalità, intorno allo 0,03% compresi i non vaccinati e dello 0,002% in caso di terze dosi e solo in presenza di patologie gravi preesistenti, tenere una persona dotata di Green Pass in casa perché ha avuto un contatto diretto con un positivo è un mezzo sequestro di persona; oltre a una piena sconfessione della politica della profilassi di massa sulla quale l'esecutivo sta puntando tutto. Capitolo scuola: flebile inizia a sentirsi la voce di chi suggerisce il ritorno della didattica a distanza, contro la quale il governo Draghi ha eretto barriere quasi ideologiche. È vero che le classi sono un germinatoio di virus, ma l'esecutivo ha appena dato il via libera alla profilassi per i bambini sopra i cinque anni, che statisticamente sono quelli che meno hanno da temere dal Covid. Un genitore su due era contrario e molti hanno offerto o offriranno il braccio del figlio controvoglia. Lasciare i bambini a casa dopo avergli fatto fare la puntura sarebbe peggio di un autogol per il governo, equivarrebbe al tradimento di un patto stretto coni padri sulla testa dei figli.