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Quarantena, perché gli italiani potrebbero non fidarsi più dello Stato: liberiamo i vaccinati dall'isolamento inutile

 Il generale Figliuolo

Pietro Senaldi
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La clausura è un'abitudine più contagiosa del virus. Non fa male e per molti è quasi materna, coccola e manda in vacanza dalla vita, con l'ottima giustificazione di sacrificarsi per non fare male al prossimo. Abbiamo quasi due milioni di italiani tappati tra le mura domestiche, il 70% di loro è negativo e il 90% di questo sottoinsieme è negativo e vaccinato. Quanto ai positivi, solo lo 0,2% viene ricoverato mentre oltre il 90% è asintomatico o ha evidenze non preoccupanti: raffreddore, qualche linea di febbre, mal di testa. Persone che, se non avessero fatto il tampone, penserebbero di aver preso una semplice influenza. Le previsioni degli scienziati nostrani, suffragate dal paragone con le nazioni a noi vicine, dove la quarta ondata è esplosa prima, ci dicono che dopo le feste arriveremo a centomila nuovi infetti al giorno. Significa che nella settimana del picco, se ci va bene, si ammaleranno un milione di persone. 

 

Probabilmente di più. Alla luce di questi fatti, le ultime regole anti-Covid varate dal governo, pur avendo solo cinque giorni, sono già vecchie. Che fare allora? Il generale Francesco Figliuolo ha sparato la cannonata. «Stiamo riflettendo sul cambiare le regole della clausura» ha detto penna libera, in sintonia con il titolo del nostro quotidiano di ieri, «La quarantena dei sani - Il paradosso del Covid». La soluzione è semplice: liberare gli immunizzati non positivi. Il governo da un anno ci dice che il vaccino e il Green pass ci permettono di vivere come se nulla fosse. Ha puntato tutto sulla profilassi di massa. Ora ha l'occasione di dimostrare che crede a quanto sostiene e che i No vax hanno torto ad accusarlo di godere a rinchiudere i cittadini e riempirli di obblighi. 

I dati dimostrano che i vaccinati si ammalano poco e contagiano ancora meno. Lo provano centinaia di migliaia di casi cittadini negativi che vivono sotto lo stesso tetto con parenti infetti. Entro il 31 gennaio il certificato verde sarà rilasciato solo a chi si è fatto l'iniezione da meno di sei mesi, il che significa che gli italiani saranno costretti di fatto a lasciarsi inoculare tre volte in mezzo anno. Ai cittadini è chiesta una fiducia nello Stato che le istituzioni devono premiare, altrimenti si rischia di dare fiato alle trombe no vax. Se il governo continuerà a costringere in casa i sani, la gente comincerà a chiedersi perché si è fatta le punture, visto che per di più è acclarato che esse non schermano totalmente dall'infezione. Oltretutto, con queste regole, il Paese rischia di fermarsi proprio quando, dopo le feste dovrebbe ripartire; se nulla cambia infatti, la proporzione ci dice che a metà gennaio avremo 5 milioni di reclusi, tre-quattro dei quali sani. Significa bloccare la ripresa. 

 

CORSA INSENSATA
Quanto ai tamponi, sono un altro tasto dolente al quale occorre mettere mano. Il terrore sparso dagli esperti di Speranza ha scatenato una insensata corsa al test. Centinaia di migliaia di persone che stanno benissimo in coda ore davanti alle farmacie con il rischio intanto di prendersi il raffreddore, se non il Covid dal compagno di coda. Il risultato è che, con i sani in fila, chi sta davvero male deve magari aspettare giorni per sapere che cos' ha, mentre sappiamo che intervenire immediatamente è fondamentale per battere il virus. È evidente che così non va. Il sottosegretario Pierpaolo Sileri, da sempre il più lucido nel governo in materia di pandemia, e per questo il meno ascoltato, ha anticipato in un'intervista a Libero che è il caso di cambiare le regole della quarantena. Il centrodestra di governo e i presidenti leghisti delle Regioni si sono detti subito d'accordo ma da sinistra l'immancabile Walter Ricciardi, presidente della Federazione Mondiale di Sanità pubblica, si è strappato i capelli che non ha alla sola idea. 

A confortarlo, l'onnipresente Lucarelli, intenta a virare ancora una volta il proprio profilo social, da influencer marchettara a fustigatrice dei costumi e ora a prefica di Stato. «Selvaggina», come la chiamava Alessandra Mussolini prima che il soprannome fosse passibile di accuse di sessismo, ha messo nel mirino il duo Bassetti-Zangrillo, che a differenza di nostra signora del virus è composto da professori in medicina, per aver criticato l'ossessione patria di fare tamponi inutili e aver detto che chi è negativo deve poter uscire di casa anche se il figlio o il coniuge è contagiato. Grazie a Dio, Figliuolo non si è messo sull'attenti e sembra marciare nella direzione indicata da Libero già ieri, con il titolo «La quarantena dei sani». Se Berlusconi riuscirà a distrarre la sinistra ancora un po' con la sua candidatura al Quirinale, forse è la volta giusta che sul Covid prendiamo una decisione che sia buona alla prima. Occhio però, con la scusa che l'Italia è in ferie, governo e Parlamento stanno dormendo sopra le idee di Sileri e Figliuolo. Bisogna invece intervenire subito, perché sugli alberghi stanno piovendo disdette di sani in quarantena, che insistono su un settore, il turismo, boccheggiante da due anni e che dopo le feste non sarà più rianimabile. 

TORNARE ALLA NORMALITÀ
E non basta, come sembra l'intenzione del governo, ridurre la quarantena a tre giorni, dagli attuali sette, perché visto che il virus ha cinque giorni di media di incubazione si rischia di restare in casa da sani e ottenere il permesso per tornare a uscire da malati. La prudenza è d'obbligo, ma l'Italia ha bisogno di tornare alla normalità. Come per gli esseri umani, anche per gli Stati vale la regola che non si può vivere da malati per morire sani. Restrizioni, quarantene, aperture e libertà sono un rischio calcolato, per dirla con Draghi. Se la variante Omicron morde meno della Delta e se il Paese, a differenza dell'aprile scorso, è vaccinato al 90%, sarebbe normale cambiare i parametri da usare per calcolare il rischio.

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