Enrico Letta e tutto il Pd si aggrappano al Cile: "Che bella notizia". Compagni, come siete ridotti...
In Cile vince il candidato della sinistra. E il Pd esulta. Di più, si fomenta proprio. Piovono applausi dai leader, dai ministri, dai parlamentari. Addirittura il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Che, per qualche minuto, dimentica monnezza e cinghiali della capitale, per godersi l'ebbrezza del trionfo di Gabriel Boric: «Uno di noi». «Complimenti a Boric», dichiara il segretario del Partito democratico Enrico Letta, «la destra è battuta. Una bellissima notizia dal Cile e dall'America Latina». Raggiante è anche Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio: «Gabriel, candidato della sinistra, 35 anni, il nuovo Presidente del Cile. Ha sconfitto José Antonio Kast, il candidato dell'estrema destra. Una bellissima vittoria!».
E vai con lo champagne. Brinda anche Pietro De Luca, deputato dem e figlio del governatore della Campania: «Boric ha sonoramente sconfitto il candidato dell'estrema destra e guiderà il Cile verso un futuro migliore. Quel Cile che con questo voto ha dimostrato di voler lasciarsi alle spalle i fantasmi del regime. A lui congratulazioni e buon lavoro!». Su Twitter sbrodola anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando: «Il Cile non torna indietro, sconfitta la destra nostalgica ed autoritaria, vince il movimento democratico che si è battuto per mettere definitivamente alle spalle la tragica stagione di Pinochet, per l'eguaglianza e la democrazia. Buon lavoro presidente Boric». Ma chi è questo tipo? Classe 1987, è il più giovane presidente nella storia politica del Cile. Ex leader delle proteste studentesche, candidato della coalizione di sinistra "Apruebo Dignidad", nel corso di una campagna elettorale polarizzata chiamato «comunista» dai suoi detrattori. Boric domenica al secondo turno ha battuto - con quasi il 56% delle preferenze contro il 44,2% - il rivale di estrema destra José Antonio Kast, che in serata ha riconosciuto la sconfitta. «Che il rispetto dei diritti umani sia sempre e in tutti i luoghi un impegno inalienabile e che mai, per nessun motivo, possiamo avere un presidente che dichiari guerra al suo popolo», ha affermato davanti a decine di migliaia di persone, ricordando la dittatura di Pinochet.
Al primo posto della sua agenda anche la valorizzazione delle donne, contro il machismo della società patriarcale cilena. Esultano pure i grillini, che fino a due anni fa si proclamavano populisti: «La vittoria del candidato progressista in Cile ha rafforzato il muro contro le destre estreme e radicali. La strada è tracciata: le destre populiste hanno avuto un breve rinascimento che torna a tramontare». Lo dice il deputato M5s Aldo Penna. Nicola Fratoianni ci legge addirittura un messaggio per Matteo Salvini: «È una vittoria della sinistra che scaccia i fantasmi del fascismo», dice il segretario nazionale di Sinistra Italiana. E aggiunge: «Per quanto riguarda le vicende di casa nostra, ancora una volta gli auspici di Salvini non diventano realtà, e non diventa capo dello Stato cileno il figlio di un nazista. Una cattiva notizia per il segretario leghista» conclude Fratoianni. Infine arriva la gioia del sindaco di Roma: «Vince il Cile democratico, ecologista, che guarda con speranza alle future generazioni», cinguetta Roberto Gualtieri.