Silvio Berlusconi? Citofonare al mafioso: Alessandro Sallusti e la "solenne str***" per fermare la corsa al Colle
Berlusconi torna in campo, questa volta addirittura per il Quirinale, e la magistratura, spalleggiata dai soliti giornali, va a citofonare ai pentiti di mafia per chiedere se in cantina o nel cestino dei rifiuti abbiano qualche cosa di utile a infangare il Cavaliere. Difficile, certo perché in questi anni i pezzi migliori, rivelatesi poi tutti patacche, erano già stati messi in commercio. Comunque tentare non nuoce, basterebbe anche uno scarto di magazzino della memoria, che tanto il Fatto Quotidiano è pronto è disponibile a farci sopra mezzo giornale non pago delle cantonate già prese sul medesimo Berlusconi, sull'inesistente trattativa Stato-mafia, sull'Eni corrotta e corruttrice, su Davigo immacolato, su Ingroia eroe dei due mondi, su e su e su. L'elenco è infinito.
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Uno che risponde sempre al citofono è Giuseppe Graviano, galantuomo siciliano accusato di aver azionato il telecomando della bomba al tritolo che fece saltare in aria il giudice Borsellino e la sua scorta. Bene, alla chiamata Graviano risponde dicendo di essersi improvvisamente ricordato un piccolo dettaglio che fino ad oggi aveva rimosso dalla sua vita. Cioè che suo nonno, Filippo Quartaro di professione fruttivendolo, gli aveva raccontato che sconosciuti gli avevano presentato nel 1982 tale Silvio Berlusconi che gli aveva proposto di diventare suo socio in un business da venti miliardi di lire e che di questo esisteva un contratto scritto che però non si sa più dove è finito.
Questa storiella Graviano sta cercando di venderla da tempo. I giudici di Reggio Calabria, per esempio, l'avevano già archiviata anni fa ritenendola una solenne stronzata. Ma siccome gli escrementi girano bene nei ventilatori la procura di Firenze, guidata da Giuseppe Creazzo, quello sanzionato per molestie sessuali a una collega, e i suoi fidi Luca Turco e Luca Tescaroli - specializzati nella caccia a Matteo Renzi - un anno fa, se la fanno ridire e la prendono sul serio, o almeno così sostiene il giornale di Marco Travaglio che a freddo la ripropone a puntate in questi giorni di vigilia, non natalizia ma quirinalizia. Io non ho nulla contro il nonno di Graviano, mi preoccupa di più la mancata vigilanza sui nipoti dei nonni di Creazzo e Travaglio.