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Vittorio Feltri, "gli scioperi non aiutano mai la povera gente". Proteste ridicole: la badilata su Landini e sindacati

 Maurizio Landini

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 Qualche giorno fa Maurizio Landini, segretario della Cgil, era ospite di Myrta Merlino nel programma de "La7" denominato "l'Aria che tira". Interrogato dalla brava conduttrice, ha spiegato i motivi per i quali aveva proclamato lo sciopero generale per il disagio dei dipendenti davanti alla famosa manovra finanziaria del governo. L'ho ascoltato volentieri, nonostante la sua eccessiva verbosità, e molte cose da lui dette sono riuscito addirittura a condividerle. In effetti la manodopera in questo Paese è mal retribuita e super tassata in rapporto all'entità delle paghe che riceve mensilmente. Ma, c'è un "ma" del quale bisogna pur tenere conto. I sindacati quando sono in difficoltà usano sempre un'arma spuntata: lo sciopero generale.

 

L'espressione è forte ed evoca battaglie operaie storiche che in passato facevano rumore. Rammento lunghi cortei di tute blu che bloccavano il traffico e facevano tremare i polsi alla cittadinanza. Sono passati molti anni dai tempi in cui l'astensione dal lavoro era un evento drammatico del quale i vecchi governi democristiani odi centrosinistra dovevano tener conto per non perdere stabilità. Nonostante il fragore provocato dalle sfilate urlanti nei centri cittadini, non ricordo però un solo sciopero conclusosi con la vittoria dei lavoratori, i quali da decenni protestano inutilmente per ottenere salari più adeguati alla loro fatica. Forse gli scioperi aziendali hanno un senso perché mirano a ottenere qualcosa di concreto, magari due soldi in più nella busta dello stipendio. Ma quelli generali non hanno mai avvantaggiato alcuno, benché avessero sollevato un clamore infernale.

 

 

In altre semplici parole, non ho mai visto una protesta sindacale finire con la vittoria della povera gente obbligata, per campare, a svolgere mansioni manuali. Nonostante ciò, la Cgil in particolare ogni due per tre pensa che una protesta clamorosa in piazza, quella voluta da Landini e bocciata dalle autorità, possa essere risolutiva. Nulla di più sbagliato; infatti gli scioperi generali hanno soltanto una valenza politica e non giovano alla gente comune, che pertanto perde una giornata in fabbrica con relativo compenso, senza avere in cambio un solo beneficio. Strano che i tribuni del popolo non capiscano che i metodi ottocenteschi cui sono affezionati per garantire agli iscritti migliori condizioni non servano a niente. Lo sciopero in pratica è come il treno a vapore, superato ed abbastanza ridicolo, perché non porta ad un risultato. Landini si dibatte con mezzi inadeguati in un mondo che non è più da un pezzo quello del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. 

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