Vittorio Feltri, anziani pestati e castigati con sadismo: l'orrore su cui troppi tacciono
I fatti della vita, specialmente i peggiori, passano quasi sempre in secondo piano. A meno che non si tratti di femminicidi che giustamente scandalizzano l'opinione pubblica forse perché i media sono sensibili alle mode culturali. Qualora le vittime siano donne si scatena automaticamente l'indignazione popolare. Se invece viene assassinato un uomo avanti con l'età e privo della forza per difendersi i giornali di norma liquidano la faccenda nella pagine interne. Pochi cronisti capiscono che i vegliardi essendo fragili spesso sono colpiti dalla violenza dei delinquenti. Esattamente come le signore, meno robuste dei maschi prepotenti. Farei notare che molte maestre d'asilo sfogano le proprie frustrazioni sui piccini affidati loro, li picchiano, li castigano con sadismo. Si tratta di casi frequenti che tuttavia non suscitano lo scalpore di uno stupro. Questa lunga premessa per dire che peggio delle donne ci sono soltanto gli uomini.
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La dimostrazione di tale avvilente verità è costituita da una aggressione avvenuta a Milano nei giorni scorsi: un ottantaduenne, Pierantonio Secondi, è finito al cimitero perché un rumeno di 35 anni lo ha massacrato addirittura con una motosega, con la quale lo ha fatto a pezzi. L'omicida è stato incastrato dalle immagini registrate dalle telecamere poste in portineria, ma le indagini proseguono e non si possono dire in proposito cose definitive. Dai primi accertamenti risulta che il presunto assassino straniero avesse avuto rapporti, ovviamente omosessuali, con l'ottuagenario. I dettagli della relazione tra i due non sono stati rivelati, pare che nella abitazione del defunto siano stati trovati elementi che inchioderebbero il rumeno, sposato, magazziniere in una farmacia milanese.
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C'è poco da aggiungere se non una considerazione. Stroncare l'esistenza di un anziano utilizzando una motosega rivela una rara efferatezza, una aggressività che fa venire i brividi. Qualsiasi possa essere il movente di tanta cattiveria non giustifica chi vi ha fatto ricorso nel modo descritto. Anche in questa circostanza emerge un dato sconsolante. Le donne perseguitate, che denunciano coloro che le insidiano, difficilmente vengono prese sul serio, raramente gli aguzzini sono rinchiusi in carcere, peggio, di norma continuano a importunare le compagne e spesso le sopprimono senza che le forze dell'ordine e la magistratura le abbia opportunamente protette. Non c'è verso di erigere una barriera inviolabile tra chi teme di perire e chi ha intenzione di sopprimere. Lo stesso accade per i poveri vecchi che campano in solitudine e si espongono fiduciosi a rischi mortali. Le città sono piene di pensionati in balia della brutalità di gente feroce. Non abbandoniamoli a un destino tragico.