Quirinale, il sogno di un presidente eletto dal popolo: perché la Costituzione va cambiata
Fra poco più di un mese senatori, deputati e delegati delle regioni dovranno eleggere il nuovo presidente della repubblica. Mai come oggi la politica appare in affanno, come un giocatore di scopa costretto a ballare. Mattarella ha per tempo tolto ogni velleità alla ipotesi dai più preferita: una comoda pari e patta, con rielezione di un presidente che non ha demeritato. Eliminata dunque la prospettiva di un bis, i "nostri" sono nel caos. Il centrosinistra non ha i numeri per decidere in proprio. Renzi ha sparigliato le carte, e difficilmente si adatterà a scelte che non lo vedano in qualche modo protagonista. È paradossalmente più verosimile che Renzi possa concordare su un candidato gradito al centrodestra che appoggiare un personaggio sponsorizzato da Letta.Se ne è reso conto pure Conte che non a caso ha sorprendentemente aperto ad un coinvolgimento di Lega e FdI nella scelta del futuro Presidente. Giusto per non rimanere con il cerino in mano.
Pare poi che Draghi terrebbe a quella poltrona, ma se venisse eletto si andrebbe a votare. Ecco allora che si è avanzata l'ipotesi di mettere a capo del governo Daniele Franco, il fido ministro dell'Economia dell'attuale premier, tranquillizzando così l'Europa e i famigerati "mercati" finanziari. Renzi aveva in verità buttato lì la candidatura di Gentiloni che però sembra più pensata per spaccare in un colpo solo centrodestra e centrosinistra. Se gli andasse bene avrebbe colto due piccioni con una fava. Vi è poi la candidatura di Berlusconi, persino incoraggiata da alcuni a sinistra solo per togliere chance all'ipotesi Draghi. Di certo sarebbe rivoluzionaria, anche se di non facile concretizzazione. Restano sullo sfondo, in attesa di chiamata, Casini e Cartabia, il primo avrebbe l'effetto di mettere d'accordo una parte del centrosinistra e buona parte del centrodestra, la seconda è la classica riserva della Repubblica, per di più donna e sostanzialmente super partes, ciellina e amica di Violante.
Nelle prossime settimane ci saranno molte riunioni, i telefoni saranno bollenti, i conciliaboli sempre più fitti, come nella classica tradizione della elezione parlamentare del presidente della Repubblica. In tutto questo scenario ci sarà un convitato di pietra, il popolo, che dovrà ancora una volta sorbirsi un nome che non lo rappresenterà, frutto come sarà di compromessi, di accordi sottobanco, odi maggioranze ballerine. Sperando che sia il meno peggio. Chi crede nella democrazia e nella virtù della trasparenza, dovrebbe chiedere alle forze politiche che si candideranno alle prossime elezioni un impegno a favore della battaglia presidenzialista. È arrivata l'ora di cambiare la nostra Costituzione per dare voce ai cittadini nella scelta del capo dello Stato.