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Gli italiani nutrono sempre più interesse verso la politica estera. L'analisi dell'imprenditore Andre Pasini

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L’ho già detto e lo ripeto, uno dei maggiori problemi dell’Italia è che siamo i primi a screditarci. Invece che portare alto il nome del nostro Paese, siamo i primi a criticarlo e trovarci  continui difetti. Ad esempio, è opinione comune che gli italiani siano poco interessati alla politica estera. 

In realtà, non è affatto così. La nostra opinione pubblica è più matura e avanzata di quanto si pensi. I cittadini italiani sanno rispondere con serietà e intelligenza quando a essere in gioco sono i nostri diritti fondamentali o quando ci troviamo di fronte a gravi emergenze. E quando si tratta di politica estera, dati alla mano, l’Italia mostra una sensibilità e un discernimento che forse in pochi si aspettano. 

Lo studio condotto dall’Istituto Affari Internazionali ci offre molti spunti di conversazione sul tema. Prima di tutto risulta che una maggioranza relativa degli italiani (27%) ritiene che il controllo dei flussi migratori sia la principale priorità della politica estera. Una quota in crescita di quattro punti percentuali rispetto lo scorso anno. È invece raddoppiata, toccando il 23%, la quota di chi giudica invece prioritaria la promozione del diritto internazionale.

Il problema che suscita più interessa è quello relativo al cambiamento climatico con un 89% di preferenze, superiore anche al problema delle epidemie globali (85%). Aumenta anche in maniera considerevole la preoccupazione per l’ascesa della Cina come potenza globale con un +11% negli ultimi tre anni. 

La fiducia nel ruolo internazionale dell’Italia è cresciuta, principalmente per merito del premier Mario Draghi. Il suo governo infatti ha ricevuto un punteggio migliore rispetto a quello guidato da Giuseppe Conte. In particolare i giudizi sono nettamente più positivi sui rapporti con l’Ue, passando dal 44% al 63%. Nonostante questo, i rapporti con l’Ue continuano a dividere, ma si consolida la maggioranza a favore della permanenza dell’Italia nell’Unione, che ora è al 57% (contro il 56% di un anno fa e il 44% della primavera 2020). Si registra anche una maggiore fiducia nel processo di integrazione europea e cala il numero di quelli che ritengono che l’Italia sia trattata ingiustamente dall’Ue per quanto riguarda le politiche di bilancio (dal 49% nell’autunno 2020 al 44% nel 2021).

Crescono considerevolmente i favorevoli a un aumento del bilancio della difesa (dal 46% nel 2018 al 60% nel 2021). Gli italiani si dividono invece a metà sulla vendita delle armi all’estero tra chi vorrebbe vietarla del tutto e chi pensa che la si dovrebbe consentire solo verso i paesi che rispettano i diritti umani.

La cancelliera tedesca Angela Merkel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen risultano molto apprezzate dagli italiani, ma il voto più alto va a Vladimir Putin e Joe Biden (rispettivamente 4,6 e 4,7 su una scala da 0 a 10). Bocciati invece il presidente cinese Xi Jinping (3,6) e quello turco Recep Tayyip Erdoğan (3). A questi dati si lega l’opinione secondo cui nella rivalità Usa-Cina, l’Europa dovrebbe presentarsi come forza alternativa a entrambe (4%). Solo il 19% crede invece in un’alleanza con gli Usa in funzione anticinese. In forte aumento – da metà a due terzi – quelli che ritengono eccessiva l’influenza cinese in Italia.

Poco meno della metà (48%) ritiene che le prese di posizione del Vaticano su questioni di politica nazionale siano un’ingerenza inaccettabile e andrebbero respinte, ma una quota appena inferiore (45%) è del parere, invece, che lo stato italiano dovrebbe tenerne conto.

Il sondaggio evidenzia poi marcate differenze di opinione tra gli elettorati dei partiti e anche all’interno degli schieramenti. Particolarmente rilevanti, nel centro-destra, i diversi atteggiamenti verso l’Europa: nettamente più favorevole l’elettorato di Forza Italia rispetto a quelli di Lega…

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