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Variante Omicron in Italia, Pietro Senaldi: "Perché dovevano già chiudere i confini"

Pietro Senaldi
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Un cittadino campano di ritorno dall'Africa australe è stato indicato come il primo caso di variante Omicron in Italia. È stato isolato e con lui il suo nucleo famigliare. La nuova declinazione del virus è apparsa ufficialmente in Europa solo venerdì, con il caso di una donna belga, e già è diventato un problema nostro. Il problema di questa variante, di cui nessuno sa ancora alcunché, è che potrebbe bucare i vaccini ed essere più contagiosa delle altre. Nell'incertezza del futuro, possiamo guardare al passato, almeno per non ripetere gli errori che ci hanno fatto intervenire a frittata già fatta nel marzo 2020. Grazie a Dio il Pd qualcosa ha imparato e almeno non sta organizzando aperitivi con lo slogan "abbraccia un africano" con relative gite scolastiche in Campania per dimostrare che il Covid è una bazzecola. Però la disposizione del ministro Speranza di chiudere i collegamenti aerei con Sud Africa, Botswana, Mozambico e altri quattro Paesi ricorda molto la decisione del fu premier Conte di bandire i voli con la Cina, subito aggirata grazie agli scali intermedi, per cui si partiva da Pechino, si atterrava a Berlino e si planava poi a Roma come se nulla fosse.

 

Il Friuli Venezia Giulia entrerà oggi in zona gialla. L'Alto Adige l'ha sfangata per poco, un posto in più in terapia intensiva e sarebbe scattato il cambio di colore. È vero che sono tra le Regioni italiane con la più bassa percentuale di vaccinati, ma in Meridione ci sono ancora meno immunizzati e posti letto disponibili, eppure Sicilia e Calabria restano bianche. Quindi a inguaiare Trieste e Bolzano sono anche le confinanti Austria e Slovenia, dove la quarta ondata impazza ma verso le quali il nostro governo non ha ancora chiuso le barriere, come invece Vienna e Lubiana non ebbero remore a fare un anno fa, quando eravamo noi nel centro della tempesta. Il governo ha varato in settimana un ulteriore giro di vite nelle restrizioni anti-Covid. Dal 6 dicembre chi non si è vaccinato avrà una socialità limitata; di fatto potrà solo andare a lavorare. C'è una forte campagna propagandistica per spingere i cittadini a fare la terza dose e a immunizzare anche i figli sotto i dodici anni. Ci sta tutto, Libero ha sempre sottolineato come la profilassi di massa ci abbia aiutato a convivere meglio di altri con il virus. Però serve uno scatto culturale all'esecutivo, troppo influenzato dalle sensibilità e i pregiudizi della sinistra. Se il Covid impazza fuori dai confini dello Stato, prima di chiudere in casa gli italiani, val la pena chiudere l'Italia a chi arriva da Paesi dove l'epidemia sta dilagando.

 

La Cina, dove il virus è nato e prima è morto, almeno stando ai resoconti ufficiali di Pechino, così ha fatto. Chi voleva entrare doveva fare il test molecolare e attendere l'esito in quarantena. Se Speranza ritiene la situazione così critica da consigliare l'iniezione a chi è poco più che un infante e da negare il ristorante e il metrò anche a chi ha un tampone negativo, se non vaccinato, abbia il coraggio di sprovincializzarsi e di chiudere le frontiere prima che sia tardi. Il che non significa vietare agli stranieri di mettere piede sul suolo italiano, ma semplicemente pretendere che, per venire qui, siano vaccinati o si sottopongano a un tampone. Nessuno lo accuserà di essere poco ospitale o di voler far saltare la stagione turistica invernale; anzi, sarebbe il solo modo per salvarla.

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