Vittorio Feltri seppellisce Giuseppe Conte: "Poveretto, devi ritirarti. Solo Marco Travaglio...", il colpo di grazia
Giuseppe Conte non è malvagio, ha una sua ostentata eleganza che scade un po' quando egli si presenta in pubblico con la pochette a quattro punte nel taschino ovviamente della giacca. Un dettaglio futile che gli perdoniamo. Il suo problema è che era un avvocato e a un certo punto, in base a una incomprensibile alchimia politica, è diventato, sbandierando il vessillo del Movimento 5 stelle, presidente del consiglio pur privo di qualche esperienza specifica. Bisogna riconoscere che all'inizio Giuseppe riuscì a cavarsela egregiamente, affrontando l'esordio della pandemia con una certa grinta. Forse gli italiani non l'hanno ammirato ma nemmeno disprezzato.
I suoi pistolotti notturni venivano al principio ascoltati con curiosità, poi, data la loro ripetitività, hanno scocciato. La permanenza di Conte a Palazzo Chigi non si è conclusa con un trionfo. È stata una manovra astuta di Matteo Renzi a costringere il premier a togliersi dai piedi per fare posto a Mario Draghi, altra categoria. Giuseppe, essendosi leggermente sopravvalutato, invece di tornare immantinente nel suo studio legale è rimasto nel pandemonio romano nella convinzione errata di poter svettare. Ciao mamma. Egli, spinto da qualcuno, si è persuaso di diventare leader pentastellato, senza accorgersi di non avere gli attributi necessari. In pratica ha inanellato una serie di gaffe delle quali non si è reso conto; a parte Marco Travaglio che lo stima, nessuno o pochi grillini lo considerano un capo accettabile.
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Di conseguenza il partito fondato da Grillo non lo apprezza e non lo segue con passione. Ma il povero foggiano non si rassegna, e invece di ritirarsi, insiste nell'intento di trionfare. Cosicché anche il comico ligure lo prende per i fondelli dicendo che Conte è uno specialista nel lanciare dei penultimatum, come dire che parla a vanvera, che non è un segnale di stima. Il neopresidente stellato non riesce più a farsi ascoltare seriamente da nessuno, voleva incidere sulla scelta del capogruppo grillino al Senato e non c'è stato un cane che gli abbia dato retta; alla Camera sarà obbligato a confermare Crippa per dimostrare che comanda lui; sulle nomine Rai ha perso 6-0, sconfitta plateale.
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Nel frattempo è scoccata l'ora dei sondaggi da cui si evince che il M5S è sceso all'11 per cento, un terzo dei consensi recuperati magicamente nelle ultime elezioni nazionali, 33 per cento. Un disastro su tutti i fronti che costringe Giuseppe all'angolo, mettendolo in condizioni di ritirarsi in buon ordine allo scopo di non rimediare altre probabili figuracce. In effetti il suo partito non lo regge più, sa che nelle sue mani il rischio è quello di sparire dalla scena, ammesso che non sia già scomparso. Caro Conte noi non le siamo ostili ma non comprendiamo la sua ostinazione nel fare un mestiere che non è il suo.