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Silvio Berlusconi vaccinato, Pietro Senaldi: "Servirebbe un siero contro i traditori"

Pietro Senaldi
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Con la terza dose, fatta ieri, in coincidenza sequenziale all'appello di Mattarella al Paese a vaccinarsi per senso di responsabilità, la salute è messa a posto. Con la nascita del quinto figlio di Barbara, sempre ieri, anche la vita privata in questo periodo gli sorride. Perfino il fronte giudiziario, con l'ultima assoluzione sul caso Ruby, ha smesso da qualche settimana di destare preoccupazione. Ma Berlusconi, per scelta, per dna e per destino,non è uomo che possa stare tranquillo. I prossimi due mesi saranno spesi dal Cavaliere nel tentativo di diventare presidente della Repubblica, impresa quasi impossibile e che quindi l'uomo ritiene fatta apposta per lui. Questione però non solo di volontà, ma anche di pallottoliere. E allora analizziamoli i numeri che girano come un frollino nella testa del presidente azzurro. Per passare entro le prime tre votazioni servono 672 voti su 1.007 (sarebbero 1.009 ma due seggi sono vacanti, quello del neosindaco piddino di Roma, Gualtieri e quello del senatore leghista Saviane, defunto). Poiché, a parte Meloni e Salvini, nessun leader di partito controlla più del 50% delle sue truppe, e molti sono al di sotto di questa percentuale, solo Draghi potrebbe farcela, ma servirebbe un accordo di tutto l'emiciclo, Fdi compresa, e siamo distanti anni luce da una situazione del genere. Ergo, chiunque venga portato all'inizio, sarà quasi sicuramente bruciato. Per questo Silvio, che pure si è candidato ufficialmente, ha fatto un mezzo passo indietro che in realtà è una manovra diversiva, facendo capire che non si presta a fare il candidato di bandiera. I giochi si faranno dalla quarta votazione: da lì per essere eletti saranno sufficienti 504 preferenze; 502 se come da prassi i presidenti di Camera e Senato si asterranno. Il centrodestra, comprensivo dei centristi di Lupi e di quelli di Cambiamo di Toti, parte da 451. Con i 43 renziani, ma l'ex leader Pd va in giro dicendo che non voterà Berlusconi, si arriverebbe a 494.

IL RUOLO DI IV - Il Cavaliere spera che il capo di Italia Viva, come talvolta gli capita, cambi idea all'ultimo, cedendo all'irrefrenabile tentazione di stupire e di ricoprire il ruolo di deus ex machina, o di coniglio che spunta dal cappello. Poi ci sono quasi una settantina di aderenti al Gruppo Misto, al netto dei 31 di Cambiamo e di cinque rappresentati delle automie, che in genere votano sempre con la sinistra. Sono quasi tutti transfughi grillini consapevoli di non avere possibilità di far parte della prossima legislatura, tranne una decina di seguaci di Di Battista che spera che l'ex tribuno pentastellato fondi un qualcosa capace di dare futuro a gente con la data di scadenza stampata in fronte. Su questa mandria allo sbando Berlusconi gioca le sue carte, persuaso di avere validi argomenti di convincimento. Se il Cavaliere non passerà entro la sesta-settima votazione, si spenderà per far eleggere qualcuno che gli possa garantire la nomina a senatore a vita. Aquel punto tutto è possibile, ma con ogni probabilità il centrodestra si sfalderebbe e perderebbe il pallino. Lega e Fdi verrebbero accusate di aver tradito Silvio e gli azzurri si sentirebbero liberi di accordarsi con il Pd, i renziani e i deputati centristi. Qualora, vuoi perché non si riesca a trovare un'intesa su un nome in grado di tranquillizzare Berlusconi, vuoi perché il Pd si incaponisca su candidati non digeribili a chi non ha almeno tre quarti di sangue comunista, si arrivasse all'undicesima-dodicesima votazione con un nulla di fatto, assisteremmo alla scena già vista con Napolitano. Il Parlamento si inginocchierebbe di fronte a Draghi, o più probabilmente a Mattarella, per chiedere di bere il dolce calice. In tal caso per il Cavaliere sarebbe finita. Il quadro è chiaro, ma è nebuloso come si muoveranno gli attori in scena. La dichiarazione resa in settimana dalla Meloni, secondo cui «Berlusconi, sposando l'idea di Letta di una cabina di regia si è ritirato dalla corsa al Quirinale» è stata erroneamente interpretata come una revoca del sostegno. In realtà era un avvertimento a Berlusconi perché non giocasse su troppi tavoli, forte dell'appoggio di Fdi e Lega. Non è dagli alleati sovranisti che il Cavaliere si deve guardare e neppure dai centristi, che avrebbero solo interesse a mandare al Colle il leader di Forza Italia e decapitare così il partito.

LE INSIDIE INTERNE - Quello più pericoloso per Silvio è il fuoco amico che può arrivargli da quei deputati di Forza Italia il cui azzurro ormai è molto scolorito. Un drappello che sente la necessità di inventarsi qualcosa per farsi un altro giro a Roma, cosa che il Cavaliere non può garantirgli, ed è determinato a sganciarsi dall'attuale centrodestra per costruire qualcosa con Renzi, Brugnaro e chi ci sta ci sta. Se questi azzurri fossero determinanti per mandare Draghi al Colle, potrebbero con Italia Viva, Calenda e altri, costituire il nucleo iniziale di un partito del presidente capace, una volta insediato il nuovo capo dello Stato, di strappare onorevoli anche a Lega ed M5S, e forse perfino a Fdi e Pd.

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