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Sergio Mattarella rinuncia al bis? Alessandro Sallusti: "È la democrazia, bellezza..."

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La grande finanza ha votato e lo ha fatto ieri mattina, con una intervista su La Stampa, per bocca di uno dei suoi più prestigiosi rappresentanti, Carlo Messina, amministratore delegato di Banca Intesa: Mario Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi e Sergio Mattarella prolungare il suo mandato al Quirinale. Per la prima banca italiana, crocevia di soldi ma non soltanto, l'attuale tandem funziona e nulla va cambiato nell'assetto politico istituzionale del Paese.

 

Sarà una coincidenza ma ieri in serata, parlando a una commemorazione di Giovanni Leone, Mattarella ha elogiato il suo predecessore anche per l'intuizione, rimasta inascoltata, che ebbe di mettere in costituzione "la non rieliggibilità del Presidente della Repubblica". Frase che, per logica e coerenza, suona come l'ennesimo e definitivo rifiuto dell'attuale Capo dello Stato di prolungare oltre febbraio, quando scadrà il settennato, il proprio mandato. Chi dunque spera che nulla cambi perché tutto (il Paese) cambi - l'inverso della teoria del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa - deve quindi arrendersi: bisogna trovare un nuovo Capo dello Stato e nel caso questi sia Draghi pure un nuovo Presidente del Consiglio.

 

Cosa che in un paese normale e in una democrazia sana non dovrebbe essere impresa impossibile. Se lo è, e purtroppo lo è, è perché questa in corso è una legislatura sciagurata, nata male, continuata peggio e destinata in ogni caso a chiudere malissimo. Risultato: abbiamo un parlamento informe dove le tre maggioranze che si sono succedute sono state innaturali, costruite a tavolino tra imbrogli e impicci e quindi fragili e permanentemente litigiose.

Al posto di Messina, e con le sue responsabilità, la penserei come lui: fermi tutti che altrimenti fate disastri e proprio non è il momento. Ma dal posto dove sono dico che ciò è un lusso che non possiamo permetterci. Passi lo stato di emergenza per il Covid, quello per manifesta inadeguatezza della classe politica non è previsto né percorribile. Parafrasando la frase sulla stampa di un celebre film verrebbe da dire: "E' la democrazia bellezza, e nessuno può farci nulla". 

 

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